FATTI

Immigrazione. E’ scaduto il provvedimento umanitario per accogliere i profughi dal nord Africa

E’ scaduta ieri, 28 febbraio, l’ultima proroga per il provvedimento di intervento umanitario varato dal Governo nel 2011 per accogliere gli oltre 62mila migranti in fuga dalle rivolte che hanno caratterizzato la “Primavera araba” nel nord Africa. Si tratta di oltre 28mila stranieri giunti dalla Tunisia a seguito della grave crisi politica di quel paese, insieme agli oltre 28mila giunti dalla Libia in seguito agli eventi bellici e altri 6mila profughi provenienti dal mediterraneo orientale. I profughi rimasti in Italia dovranno lasciare le strutture che li hanno accolti finora con una ‘buonuscita’ di 500 euro.
Secondo l’ambasciatore della Tunisia in Italia, Naceur Mestiri, dei 28mila tunisini giunti in Italia nel 2011, solo qualche centinaio sono rimasti ancora in Italia: “Perché purtroppo anche le prospettive di lavoro in Italia, con il contesto economico che conosciamo tutti, sono un po’ difficili”. L’ambasciatore Mestiri ha espresso anche parole di ringraziamento per il nostro paese per come è stata gestita l’emergenza umanitaria: “Abbiamo apprezzato gli sforzi e la collaborazione positiva delle autorità italiane per quanto riguarda l’accoglienza dei cittadini tunisini che sono arrivati in Italia dopo il 14 gennaio fino alla fine della primavera 2011. Hanno avuto un visto provvisorio di sei mesi che è stato rinnovato due volte e abbiamo apprezzato molto questo gesto amichevole dell’Italia”. 



Nelle strutture di accoglienza su tutto il territorio nazionale rimangono però circa 13mila profughi, per i quali l’ANCI, associazione nazionale dei comuni italiani, ha denunciato il rischio che i problemi dell’assistenza di queste persone ricadano sulle amministrazioni locali perdendo la qualifica di rifugiati politici. I sindacati inoltre fanno notare che, con la chiusura dei centri di accoglienza dei richiedenti asilo, rischiano di perdere il posto anche 250 lavoratori e lavoratrici italiani impiegati in tali centri.
Secondo Fabio Zanonato,  sindaco di Padova e responsabile per l’immigrazione dell’Anci, il Viminale avrebbe dato risposte rassicuranti, impegnandosi  a garantire continuità assistenziale particolarmente per le persone più vulnerabili, come i nuclei familiari con bambini o per chi non è ancora in possesso di un titolo di soggiorno, così come ha confermato in un’intervista al quotidiano Avvenire il Ministro Cancellieri.
Sul tema dell’immigrazione, proprio ieri, il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, ha ricordato agli imprenditori cattolici dell’Ucid riuniti in convegno, che “Nessuno è straniero nella Chiesa” e ha indicato la via dell’accoglienza per i migranti, specie per quelli più in difficoltà, con cordialità e fraternità “in una società caratterizzata sempre più da multietnicità e multiculturalismo”.  
Il cardinale ha auspicato anche una “giusta legislazione” per gli immigrati che vengono a lavorare in Italia, perché “sia garantito il rispetto che meritano, in accordo con le leggi e i regolamenti promulgati”. Infatti gli immigrati non sono solo manodopera, ma “membri della nostra società. Non sono stranieri, ma nostri fratelli e sorelle” che hanno diritto a veder riconosciuti i diritti sociali  e per i quali bisogna impedire che diventino vittime del lavoro a basso costo, per colpa del loro cosiddetto ‘status di residenza temporanea’.
A tale proposito occorre ricordare che gli immigrati, secondo i dati del censimento ISTAT del 2011, rappresentano il 10,2% del totale delle forze lavoro presenti in Italia. Una percentuale consistente anche se proprio a partire dal 2011 si è registrato un brusco rallentamento di quel fenomeno migratorio che aveva portato, nei dieci anni precedenti, a veder triplicata la presenza degli stranieri residenti nel nostro paese. 
Una presenza che rappresenta un valore aggiunto per il nostro paese, concorrendo a produrre il 12% del PIL e versando 6 miliardi di Irpef e 8 miliardi di contributi previdenziali. Guardando poi in particolare al mondo delle imprese, secondo i dati della Fondazione Leone Moressa, le 454mila imprese condotte da stranieri in Italia contribuiscono alla creazione del 5,5% del valore aggiunto nazionale, particolarmente in Toscana, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia.

Marco Peroni
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