CHIESAFATTI

Papa Giovanni XXIII, la Shoah, gli Ebrei e lo Stato di Israele

«Il prossimo 3 giugno il mondo commemorerà il 50° anniversario della morte di un uomo straordinario: Angelo Giuseppe Roncalli, meglio conosciuto come Papa Giovanni XXIII» ce lo ricorda, con un articolo uscito sul Jerusalem Post,  Baruch Tenembaum, della Fondazione Raoul Wallenberg, argentino, ebreo e amico personale da molti anni di Jorge Mario Bergoglio, oggi papa Francesco. Tenembaum, che è stato negli anni sessanta fra i promotori della storica visita di Paolo VI a Gerusalemme e pioniere del dialogo interreligioso, ha recentemente partecipato in Israele ad un convegno internazionale dal titolo «Omaggio alla memoria di Papa Giovanni XXIII, la Shoah, gli Ebrei e lo Stato di Israele», dove ha presieduto la sessione «Roncalli e la creazione dello Stato d’Israele».  Un’occasione importante per far conoscere meglio al pubblico israeliano la figura e le opere di questo papa, la cui storia si è intrecciata in molte occasioni con quelle del popolo ebraico in modo così significativo, da far scrivere a Tenembaum che «Giovanni XXIII è stato uno dei più grandi amici del popolo ebraico». 

Nell’articolo sul Jerusalem Post, Tenembaum ricorda aspetti noti e meno noti dell’impegno di Roncalli a favore degli ebrei: «Negli anni ’40, quando era delegato apostolico del Vaticano a Istanbul, il Cardinale Roncalli non si è risparmiato per salvare il maggior numero possibile di ebrei dallo sterminio nazista. Fece azioni straordinarie per il tempo e il contesto in cui viveva per aiutare gli ebrei, allora perseguitati. Tra queste ricordiamo l’emissione di “certificati di immigrazione” in Palestina tramite il corriere diplomatico del Vaticano. Intervenne anche apertamente a favore degli ebrei slovacchi e bulgari».  A questo riguardo la Fondazione Internazionale Raoul Wallenberg ha compiuto un paziente lavoro di raccolta di documenti e prove tangibili degli atti di salvataggio compiuti da Roncalli durante la Shoah, che ha presentato al museo Yad Vashem, accompagnando il fascicolo con una forte raccomandazione affinché Roncalli sia riconosciuto come “Giusto tra le Nazioni”. La domanda è ancora in sospeso, ma si va diffondendo in Israele la conoscenza di questo papa, tanto che la città israeliana di Ashdod gli intitolerà una strada. 
E’ evidente l’impegno di Tenembaum perchè Roncalli riceva il giusto riconoscimento presso l’opinione pubblica israeliana, alla quale dimostra come Roncalli abbia un merito particolare nella nascita dello stato di Israele.  Racconta infatti di aver personalmente ricevuto la testimonianza di Moshe Tov, uno dei fondatori della diplomazia israeliana e di Yair Zaban, segretario personale del dottor Moshe Sneh, che nel 1947 era stato a capo del dipartimento politico dell’Agenzia ebraica in Europa. Fu proprio Sneh a confidare a Zaban di aver avuto un aiuto determinante da Roncalli in occasione del voto sul piano di spartizione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. L’Agenzia ebraica era preoccupata del voto contrario dei paesi latino-americani e dell’influenza del Vaticano su questo paesi, ma tramite l’intervento dell’allora nunzio Roncalli, riuscirono ad ottenere un incontro con l’allora segretario di Stato del Vaticano cardinale Domenico Tardini, incontro che avvenne il 3 ottobre 1947. L’incontro fu considerato un successo e nella successiva votazione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, la maggior parte dei paesi latino-americani, con la sola astensione di Cuba, votarono a favore della mozione.
Più noti sono gli interventi a favore degli ebrei, compiuti da Roncalli ormai divenuto papa Giovanni XXIII, in particolare per aver stabilito un rispettoso dialogo ecumenico tra cattolici ed ebrei con il documento “Decretum de Judaeis”  redatto per il Concilio Vaticano II e per aver ordinato di cancellare dalla preghiera del Venerdì Santo una frase dispregiativa che ritraeva gli ebrei come “perfidi”.


Come ulteriore gesto di memoria e gratitudine verso Giovanni XXIII, alla fine di quest’anno, insieme al presidente della Fondazione Wallenberg, Eduardo Eurnekian, Tenembaum sarà a Bergamo e Sotto il Monte per assegnare una medaglia, coniata appositamente, a monsignor Loris Capovilla, segretario personale di Papa Giovanni XXIII, che ha dedicato tutta la sua vita a mantenere viva l’eredità del suo amato papa. Monsignor Capovilla, che oggi ha 97 anni e non ha mai perso la lucidità e soprattutto l’affetto e la dedizione verso la memoria del beato Giovanni XXIII, si è scusato con una lettera per non aver potuto partecipare alla conferenza internazionale su Roncalli a Gerusalemme, ma ha voluto far pervenire un suo intervento scritto che ha commosso i partecipanti all’incontro.  
In questa lettera, fra l’altro, Capovilla ricorda l’opera svolta da Roncalli come rappresentante pontificio in Turchia (1935-1944), negli anni cruciali della persecuzione nazista.  «Lì si è impegnato nel servire gli ebrei perseguitati aiutandoli perché potessero rifugiarsi in terre ospitali, un’opera per la quale il rabbino capo di Gerusalemme andò a Istanbul a render omaggio a “Monsignor Delegato”. Infatti, secondo le cronache del tempo, una nave che trasportava molti bambini ebrei ed adulti fu portata in un porto sicuro grazie all’intervento diretto del Delegato Apostolico, evitando una morte quasi certa in uno dei campi di sterminio nazisti». 

Marco Peroni
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