FATTI

Sì: una Costituente per Roma

Roma città aperta sicura inclusiva: fiaccolata del 3 dicembre.

Non è facile capire quale sia l’anima di una città, specie se si tratta di Roma; si può forse provare a descriverne qualche aspetto. Ma c’è bisogno di comprendere complesse ragioni storiche, politiche, religiose, sociali, economiche…
Sembra quasi impossibile declinarle tutte.
Eppure, leggendo le notizie di queste ultime due settimane, sembra che la nostra Capitale abbia accresciuto negli ultimi anni soprattutto la sua natura criminale, perdipiù aggravata dal probabile inquietante sviluppo di un tessuto mafioso: l’indagine sulla Terra di mezzo avanza, aggiungendo ogni giorno altre tessere al mosaico del malaffare.
Scorriamo cronache indignate, resoconti desolanti ed intercettazioni sguaiate e deprimenti, con l’amara sensazione che la pentola sia stata appena scoperchiata.
Osservava Mario Marazziti sul Corriere della sera di ieri:

« Leggendo le inchieste giudiziarie, vedendo il linguaggio usato, sembra
sia morta la pietas antica della città. Che gli inquisiti, con i soldi,
vogliano oggi mangiarsi anche il cuore di Roma e dei romani. E la
speranza. […] La nostra è una grande capitale mondiale, che ha nel proprio DNA la bellezza, la qualità della vita, la capacità di offrire una vita
dolce, “tenera”, vivibile, inclusiva: gli immigrati italiani nel
dopoguerra, e oggi gli immigrati e i popoli, le culture del mondo. A
Roma anche chi è straniero si sente a casa e diventa parte di una storia
ricca e complessa: capitale religiosa universale e laica,
dell’incontro, mediterranea, di pace. È l’arte di vivere insieme».

Sono questi i momenti in cui Roma può – e deve – mostrare un sussulto civile e morale, pre-politico, in una città dove la politica dei partiti sta mostrando vistosamente – oltre ahimè al coinvolgimento attivo nel quadro criminale – i suoi gravi limiti di reazione e comprensione.
Si tratta di una necessità, non solo per la Capitale nazionale ma anche per la Roma cattolica.
In una intervista al settimanale Famiglia cristiana, che ha dedicato questa settimana un importante spazio di riflessione alla città, Franco Ferrarotti – “decano” dei sociologi italiani ma anche appassionato studioso della città – ha affermato:

«Nella inclusione e nella partecipazione
è il segreto della persistenza di Roma».

Nella storia recente della Capitale, quarant’anno or sono, è stato il convegno del febbraio 1974 – quello cosiddetto dei “mali di Roma” – a segnare una nuova stagione riflessiva e partecipativa, a cominciare dagli esclusi di allora, le decine di migliaia di baraccati che segnavano il volto tragico della città.
Si è trattato – per la memoria di Roma nel secondo dopoguerra – di un avvenimento per certi aspetti “fondativo” di una nuova stagione di relazioni tra la città, i suoi poveri, i cristiani e la politica.
Così, comincia a farsi strada l’idea che anche oggi sia necessario qualcosa di più dello sdegno, pure necessario. Ne ha cominciato a parlare Andrea Riccardi, dapprima in una intervista al quotidiano La Stampa,  una settimana fa, sviluppata infine ieri dalle pagine di Avvenire:

«Le idee sulla città si sono diradate
fino a evaporare. Di idee, cultura, visione, pochi si sono ultimamente
interessati. Ma – ricordava Theodor Mommsen – “a Roma non si sta senza
avere propositi cosmopoliti”. Propositi su Roma non ci sono stati da
vari anni. Cosmopoliti e universali ancora meno […] Come ripartire? Non si può […] mettere alla gogna solo alcuni, pur colpevoli penalmente. C’è
un problema generale.
La gente “perbene” è tentata di chiudersi
in casa o nei suoi circuiti. Molti sono arrabbiati, ma impotenti. Non
chiudiamoci però nello sdegno o nella rassegnazione. Papa Francesco ha
spiegato la differenza tra i peccatori (ogni uomo è peccatore) e i
corrotti (creatori di un sistema di male). Nel buio di questi giorni,
non si vedono tanti aspetti positivi, le molte luci di Roma. Non mancano
“forze sane”. Ma tutti sono isolati e gli ultimi fatti sembrano
confermare in quest’atteggiamento. Chi opera positivamente spesso lo fa
da solo. Bisogna convocare le forze sane a un grande dialogo, una
costituente
per una nuova stagione di Roma: suscitare dibattiti e
resuscitare passioni. Roma deve ritrovare la sua anima con un salto di
coscienza, capace di segnare una rinascita. Roma ha avuto momenti
felici, è un grande valore storico e sociale: non può condannarsi a una
vita grama o all’assenza di futuro.

Una “Costituente”. È un’idea intrigante e necessaria, per affrontare il presente ma anche per il tempo a venire. Perchè – come osservava Eraldo Affinati – :

«Ogni generazione ricomincia da capo: quello che a noi sembrava acquisito lo dobbiamo ogni volta ricostruire».

Paolo Sassi

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