FATTI

Dopo il Natale. Continuiamo a farci orientare da quella stella …

Il Natale, lo sappiamo, giunge in compagnia di tanti segni. Tra questi c’è quello di una stella. I Magi venuti dall’Oriente, giunti a Gerusalemme dicono: “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella”. Una stella illumina la scena della Natività e guida il cammino dei Magi.
E’ di stelle, in effetti, che ogni tempo (anche il nostro) ha bisogno, stelle che orientino, raccolgano insieme, facciano da punti fermi. Troppe stelle la nostra società non riesce più a vedere, nascoste come sono dall’interferenza di mille luci, da un inquinamento pervasivo. Eppure chi non vive la ricerca della stella, chi non si interroga sul suo sorgere nella medesima epoca dei Cesari e degli Erodi, chi non si muove incontro ad essa, si condanna a vivere in maniera ripetitiva, triste e rassegnata la propria prospettiva esistenziale. 

Dante, nel dipingere la prima visione dell’inferno, non a caso nota subito l’assenza di quelle luci che rendono meno penosa l’oscurità della notte. In quel luogo “senza” che è l’Inferno dantesco la mancanza di stelle è figura di un orizzonte privo di speranza e di futuro. Sì, una vita senza stelle, senza quel che la stella rappresenta, è un piccolo inferno. E infatti il suo Inferno si chiude con: “E quindi uscimmo a riveder le stelle”. La visione delle stelle è la fine dell’inferno.
La stella di Natale, risplendente sulla povera sistemazione di una piccola famiglia sballottata dalla grande storia, dà orientamento. E’ la luce che può indirizzare chiunque viva, come l’uomo e la donna contemporanei, quella mancanza di riferimenti, quella confusione di indirizzi e di risposte che la globalizzazione sembra portare con sé. L’umanità di questa stagione è spaesata, come dice Todorov, e finisce per ripiegarsi su di sé, sulla sua esistenza individuale, sul suo corpo, sui suoi bisogni. Chi segue una stella oggi? Sono i migranti, paradossalmente; coloro che aspirano a ricostruire sotto un nuovo cielo quella vita bloccata o minacciata nella propria patria d’origine. Occorrerà forse farsi migranti anche noi, rialzare gli occhi dalla nostra apparente impotenza di fronte alla complessità del mondo, ritrovare la fiducia che nasce in chi ha intravisto una nuova strada. Come fece Gregorio Magno in un tempo di disorientamento, quando il mondo crollava per uno scontro tra civiltà, indicando due grandi riferimenti ai cristiani del suo tempo: la Parola di Dio e la cura dei poveri. E anche per noi si è accesa la luce del giubileo della Misericordia.
La stella di Natale raduna. E’ capace di comporre insieme storie tra loro lontanissime e diversissime, quelle dei Magi e di una semplice famiglia di periferia. Quale prospettiva in un tempo tanto liquido e solipsista come quello presente! Legami sociali e interindividuali si sono sciolti, disgregando quelle reti che nel corso dei secoli avevano tenuto insieme la società. Ed oggi vediamo il tragico effetto di questo vuoto in un corpo sociale liquefatto, in cui si è esposti alla grande povertà della solitudine e alle tante povertà che da quell’isolamento derivano. Ma sorge una stella, è la luce che raduna il popolo e che aiuta a sfuggire al gorgo dell’isolamento e spinge a tornare indietro dalla propria solitudine verso la casa del Padre, che è casa comune e di reciproco sostegno.
La stella di Natale, infine, dà centralità. In balìa di introversione e autoreferenzialità ci si può illudere che tutto ruoti intorno a noi stessi, mentre ci si condanna all’insignificanza. Nessuno è in grado di farsi centro da solo. Nessun uomo è un’isola. E’ quella stella che fa della periferia di un piccolo regno ai confini dell’Impero il centro della storia, il cuore del mondo. E’ la stella a disegnare una nuova mappa, ad aprire prospettive precedentemente impensabili. E’ la nuova geografia dell’umano, non quella del potere, dell’economia o dell’ossessiva ripetizione di sé.
“Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima”, dice il Vangelo di Matteo a proposito dei Magi. Ora capiamo perché.


Francesco De Palma
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