FATTI

Il Papa e l’accoglienza

I vertici dell’Unione europea sulla questione dei migranti non si contano più e il recente accordo raggiunto con la Turchia dimostra ancora una volta quanto il futuro dell’Europa dipenderà dalla capacità di gestire adeguatamente l’accoglienza dei tanti migranti che approdano sul nostro continente. Migranti vittime di terribili guerre e di odiose persecuzioni, specialmente quelli provenienti dal Vicino Oriente.
Mentre in casa nostra e in Europa molti predicano la formazione di una «casa chiusa», la creazione di nuove “cortine di ferro”, tanti cristiani – e non da soli – si stanno impegnando intensamente per attivare reti di accoglienza.
Il cardinale Parolin ha invitato l’Europa ad affrontare l’emergenza dei migranti con maggior solidarietà e meno individualismo. Agostino Giovagnoli ha efficacemente parlato di papa Francesco come ispiratore di un partito dell’accoglienza destinato ad avere un peso politico crescente. Seppur il Papa «non si immischia in politica» — come ha detto tornando dal suo viaggio pastorale in Messico — a partire dalla sua famosa visita a Lampedusa chiede continuamente all’Europa di essere solidale verso gli immigrati. Nel giro di pochi giorni, Papa Francesco ha elogiato i «corridoi umanitari» promossi dalla Comunità di Sant’Egidio e dalle Chiese evangelica, valdese e metodista per evitare i «viaggi della morte» a chi giunge in Europa e ha lanciato un appello perché «le nazioni e i governanti aprono i cuori e le porte» a quanti «stanno vivendo una drammatica situazione d’esilio»; e ha, infine, richiamato l’attenzione delle future classi dirigenti sui rifugiati «tragicamente costretti ad abbandonare le loro case, privati della loro terra e della loro libertà».  Un’Europa solidale verso gli immigrati – ha aggiunto – sarà «più facilmente immune dai tanti estremismi».
Siamo di fronte a sfide che richiedono ai nostri governanti e alle nostre opinioni pubbliche non solo più umanità, ma lucidità e realismo. In società europee che invecchiano e con sistemi pensionistici sempre meno sostenibili, abbiamo sempre più bisogno degli immigrati che bussano alle nostre porte. Il Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione presentato dalla Fondazione Leone Moressa (2015), ha documentato che i 5 milioni di stranieri presenti in Italia (8,2%) contribuiscono per l’8,6% al PIL italiano. Le pensioni degli italiani sono finanziate, stando sempre alla Fondazione Leone Moressa, da 10,3 miliardi di euro versati ogni anno dagli stranieri, che vanno a coprire 620.000 pensioni (poco meno del 4% delle pensioni). Sono alcuni esempi tra i tanti.
L’Europa è nata con l’obiettivo di dimostrare la possibilità di realizzare con successo una straordinaria e pacifica area di integrazione delle differenze. In tal senso Marco Tarquinio ha affermato: “Se l’Europa si chiude e dichiara di non avere mezzi, regole e umanità per accogliere e valorizzare gli esseri umani che le chiedono aiuto e accoglienza, non rinuncia solo a esercitare un’azione che le spetta per forza e cultura, rinuncia proprio a se stessa. È un Europa che ha paura, che cinta il proprio suolo, ma non ha più ruolo. E anche se crede di essersi disposta a difesa della propria tranquillità, in realtà quest’Europa si sta arrendendo. C’è un politico, in Italia e altrove, che sia disposto a non consegnarsi a una miopia così grande, a una fiducia così piccola e a una resa così rovinosa?”.
Auguriamoci, pertanto, il successo del “partito dell’accoglienza”!

Antonio Salvati

Marco Peroni
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