CHIESAEVENTI

Da Bari un’invocazione per il Medio Oriente: “Su te sia pace!”

Per metà preghiera per la pace, per metà incontro ecumenico, l’appuntamento fissato da papa Francesco con i leader delle chiese cattoliche, ortodosse, siriache e copte d’Oriente a Bari è stato un momento coinvolgente e incoraggiante, un’occasione per denunciare la tragedia che da decenni si incancrenisce in Medio Oriente, ma anche per riaffermare la volontà di sperare in un futuro differente. 

E’ a oriente che si è voluto guardare dal lungomare di Bari, dalla medievale chiesa di S. Nicola, quasi dalla punta estrema di quel grande pontile che si prolunga nel Mediterraneo e che si chiama Italia. Questa sponda del grande bacino interno attorno a cui è fiorita la civiltà ha accolto chi veniva dall’altra sponda, capi religiosi preoccupati per le loro comunità, rappresentanti di chiese che sono minoranza, eppure eredi di un’antichissima storia. Com’è stato ricordato da Bergoglio nella sua monizione iniziale, “da lì” – dal Medio Oriente – “si è propagata nel mondo intero la luce della fede. Lì sono sgorgate le fresche sorgenti della spiritualità e del monachesimo. Lì si conservano riti antichi unici e ricchezze inestimabili dell’arte sacra e della teologia, lì dimora l’eredità di grandi Padri nella fede. […] In Medio Oriente ci sono le radici delle nostre stesse anime”.
“Ma su questa splendida regione”, ha continuato il papa, “si è addensata, specialmente negli ultimi anni, una fitta coltre di tenebre: guerra, violenza e distruzione, occupazioni e forme di fondamentalismo, migrazioni forzate e abbandono, il tutto nel silenzio di tanti e con la complicità di molti. […] Questa giornata inizia con la preghiera, perché la luce divina diradi le tenebre del mondo. […] Insieme desideriamo accendere oggi una fiamma di speranza. […] I cristiani, infatti, […] non si rassegnano all’oscurità che tutto avvolge e alimentano lo stoppino della speranza con l’olio della preghiera e dell’amore”. 
Ha scritto Andrea Tornielli che quanto avvenuto a Bari “segna una svolta importante nella storia dei rapporti ecumenici. Si è infatti trattato di un meeting che incarna l’approccio di papa Francesco alle questioni ecumeniche: non più incontri tra commissioni teologiche per il lungo e difficile cammino di riconciliazione e chiarimento su differenze accumulatesi lungo i secoli”, bensì “un ecumenismo fatto di amicizia, condivisione, confronto sui temi e – soprattutto – comune testimonianza attraverso la carità”. “Quasi un ‘sinodo’ tra il papa e i capi delle chiese del Medio Oriente di fronte a un’emergenza terribile, quella della guerra e del crollo della presenza cristiana nella regione”, ha aggiunto Andrea Riccardi: un camminare insieme sulla strada di “un ecumenismo solidale e sinodale”.
Questo ecumenismo si nutre di speranza, contro ogni rassegnazione. E libera a sua volta energie di speranza: “Incoraggiati gli uni dagli altri, abbiamo dialogato fraternamente”, ha concluso papa Francesco sul sagrato della basilica di S. Nicola: “È stato un segno che l’incontro e l’unità vanno cercati sempre, senza paura delle diversità. Così pure la pace: va coltivata anche nei terreni aridi delle contrapposizioni, perché oggi, malgrado tutto, non c’è alternativa possibile alla pace. […] Fortemente angosciati, ma mai privi di speranza, volgiamo lo sguardo a Gerusalemme […]. Solo una soluzione negoziata tra Israeliani e Palestinesi, fermamente voluta e favorita dalla Comunità delle nazioni, potrà condurre a una pace stabile e duratura, e garantire la coesistenza di due Stati per due popoli. La speranza ha il volto dei bambini. In Medio Oriente, da anni, un numero spaventoso di piccoli piange morti violente in famiglia e vede insidiata la terra natia, spesso con l’unica prospettiva di dover fuggire. Questa è la morte della speranza. Gli occhi di troppi fanciulli hanno passato la maggior parte della vita a vedere macerie anziché scuole, a sentire il boato sordo di bombe anziché il chiasso festoso di giochi. L’umanità ascolti – vi prego – il grido dei bambini […]. E’ asciugando le loro lacrime che il mondo ritroverà la dignità. […] E il Medio Oriente non s[arà] più un arco di guerra teso tra i continenti, ma un’arca di pace accogliente per i popoli e le fedi”.

Francesco De Palma
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