La paura è diventata uno dei tratti
 fondamentali del nostro tempo, come attestano diverse analisi. Essa è
 alimentata dall’insorgere di un insieme di insicurezze di diverso tipo: paura
 di perdere il posto di lavoro, di scendere nei gradini bassi della scala
 sociale, del terrorismo internazionale, dell’allarme legato agli sbarchi dei
 migranti. E, soprattutto, la paura per l’insicurezza quotidiana rispetto alla
 microcriminalità. Sempre più la sicurezza è avvertita come una delle dimensioni
 più importanti della qualità della vita individuale e collettiva.
  
   
  Degni di particolare interesse sono i
 dati contenuti nel 1° Rapporto sulla Filiera della Sicurezza in Italia del 27
 giugno 2018, elaborato dal CENSIS e da Federsicurezza (Federazione del Settore
 della Vigilanza e Sicurezza Privata), secondo i quali si moltiplicano le paure
 e rimane elevato il timore di essere vittima di un reato. Oltre 19 milioni di
 italiani (il 31,9% del totale delle famiglie) percepiscono il rischio di criminalità
 nella zona in cui vivono. Le punte più alte si hanno nel Centro del Paese, ove
 i nuclei familiari che temono di subire un reato nella propria zona sono il
 35,9% del totale, e nel Nord-Ovest, ove si sente in pericolo il 33% delle
 famiglie. Inoltre, il pericolo cresce mano a mano che aumentano le dimensioni
 del comune di residenza ed è maggiormente avvertito nelle grandi realtà urbane,
 ove oltre la metà dei residenti percepisce il rischio di subire un reato. La
 criminalità continua ad essere ritenuta un problema grave, segnalato dal 21,5%
 degli italiani, al quarto posto dopo la mancanza di lavoro, indicata dal 52,4%
 della popolazione, l’evasione fiscale (29,2%) e l’eccessivo prelievo fiscale
 (24%). Ad aver paura della criminalità sono soprattutto i nuclei familiari a
 più basso reddito, quelli che vivono in contesti più disagiati e che hanno meno
 risorse personali per attingere a dispositivi di sicurezza privata.
  La domanda di sicurezza privata è un
 fenomeno in crescita. Malgrado la fiducia della popolazione verso le nostre
 Forze dell’ordine, tra le più efficienti di Europa per capacità di
 investigazione e di repressione dei reati, esse da sole non possono assicurare
 il soddisfacimento della domanda di sicurezza che cresce, insieme ad una spesa
 pubblica che si ridimensiona. Nel tempo è cresciuta una dimensione privata
 dell’offerta di sicurezza che concorre a determinare l’incolumità personale e
 l’ordine pubblico sul territorio Infatti, «oggi
 sul mercato della sicurezza si muovono soggetti diversi, che offrono soluzioni
 di vario tipo per sentirsi più sicuri: esiste una filiera privata della
 sicurezza che va dalle aziende che vendono al privato cittadino sistemi di
 difesa personale e delle abitazioni, alla sicurezza garantita dalla filiera
 della sorveglianza attraverso gli addetti ai servizi di vigilanza, veri e
 propri professionisti della sicurezza chiamati ad affiancare le Forze
 dell’ordine nel presidio del territorio e di importanti obiettivi, fino agli
 operatori dei servizi fiduciari, che garantiscono qualità della vita e
 sicurezza di comunità».
  Tuttavia – avvertono i curatori del
 Rapporto – dare troppo spazio alla libera iniziativa dei cittadini «significherebbe, da un lato, incrementare le
 distanze sociali tra chi si può permettere i sistemi di difesa e chi no, e,
 dall’altro, andare incontro a pericolose derive giustizialiste della “sicurezza
 fai da te” ».
  I dati forniti dal Ministero
 dell’Interno attestano che i  reati
 denunciati all’Autorità Giudiziaria dalle Forze di Polizia sono in costante
 diminuzione. Gli omicidi volontari – in netto calo a partire dal 1992 – si
 riducono dai 611 del 2008 ai 343 dell’ultimo anno; le rapine da 45.857 a
 28.612; e i furti, che solitamente destano un maggiore allarme sociale, sono
 1.198.892, diminuiti di quasi 400.000 casi negli ultimi 3 anni. Eppure, il calo
 della criminalità non si traduce in una percezione di maggiore sicurezza
 personale. La paura è diventata la chiave interpretativa di molti dei
 comportamenti degli italiani. Molti di essi modificano i loro stili di vita e
 le loro abitudini per sentirsi più sicuri. Nel tempo è cresciuta una dimensione
 privata dell’offerta di sicurezza che concorre a determinare l’incolumità
 personale e l’ordine pubblico sul territorio. Il mercato offre diverse
 soluzioni per sentirsi più sicuri: esiste una filiera privata della sicurezza
 che va dalle aziende che vendono al privato cittadino sistemi di difesa personale
 e delle abitazioni, alla sicurezza garantita dalla filiera della sorveglianza
 attraverso gli addetti ai servizi di vigilanza, veri e propri professionisti
 della sicurezza chiamati ad affiancare le Forze dell’ordine nel presidio del
 territorio e di importanti obiettivi, fino agli operatori dei servizi
 fiduciari, che garantiscono qualità della vita e sicurezza di comunità.
  C’è – crediamo – un altro modo di
 produrre sicurezza. Affrontare questioni di sicurezza – direbbe Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio
 – è anche occuparsi di debito sovrano e risparmio delle persone, di
 depauperamento e povertà, di violenza diffusa e pace sociale, d’immigrazione ed
 integrazione, insomma: della società in quanto tale, della sua tenuta. Ciascuno
 può divenire pacificatore ogni giorno, con dinamiche e risvolti non prevedibili
 e contenibili. Gli ebrei parlano di Tikkun
 Olam, che vuol dire riparare il mondo, preso dal caos. Negli angoli del
 mondo, laddove gli ambienti si lacerano, chiunque può concorrere a riparare le
 solitudini e rammendare la vita con la loro presenza. E’ un lavoro paziente e
 quotidiano, che risana le fratture e costruisce ponti nelle solitudini, che
 rappresenta il possesso di un regno mite. Per fare Tikkun Olam, gli ebrei compiono ghemilut
 chassadim, che significa spargere gentilezza amorevole, senza sperare di
 ricevere indietro. Amicizia e simpatia sono sparse per rifare il mondo, opera
 dei credenti di ogni fede in uscita. Come ha detto papa Francesco negli
 Emirati: “in questo delicato frangente
 storico, [c’è] un compito non più rimandabile: contribuire attivamente a
 smilitarizzare il cuore dell’uomo”. Smilitarizzando i cuori, è Tikkun Olam:
 si ripara la terra.   
 Antonio Salvati
  
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