E’
 tempo di bilanci dell’anno 2016 che volge al termine. Tante le luci e le ombre
 che lo hanno caratterizzato. Come non rilevare la straordinaria notizia, di
 appena pochi giorni fa, del nuovo vaccino d’origine canadese contro l’Ebola, la
 malattia che ha fatto oltre 11.000 morti in Africa occidentale, che è stato
 giudicato avere fino al 100 per cento d’efficacia.
  In
 realtà, anche il 2016 è stato un anno segnato profondamente segnato dalla
 violenza del terrorismo e della guerra. Come non ricordare Aleppo dove è stata
 distrutta la civiltà della convivenza tra musulmani e cristiani e ebrei che
 durava da più di mille anni (gli ebrei era già stati scacciati e umiliati dal
 nazionalismo arabo da qualche decennio). Ha ricordato Andrea Riccardi, in un
 bellissimo articolo uscito alla vigilia di Natale (www.corriere.it),
 che “una volta i quartieri si
 illuminavano a festa per la celebrazione della Natività. I vescovi ricevevano
 nelle loro residenze gli auguri dai leader musulmani, che avrebbero ricambiato
 per le feste islamiche: avveniva anche tra famiglie. Ora serpeggia paura e
 incertezza. Serve la pace, poi si vedrà”.   In quest’area martoriata del Medioriente vivere
 insieme era frutto di una coabitazione secolare. Oggi, ha più volte denunciato
 Riccardi, non c’è nessuna superpotenza in grado di fermare la guerra. Le grandi
 potenze non hanno paura a dichiararsi per la guerra. Hanno rivalutato lo
 strumento della guerra. La guerra non è più un male ma uno strumento. Basta
 pensare ai diversi scenari di guerra ancora in atto. Sembra essere scomparsa la
 grande lezione del novecento, scaturita da due terribili conflitti mondiali: la
 guerra è un fuoco che non si ferma, che una volta scoppiato, nessuno controlla
 più. Tante volte Giovanni Paolo II – che aveva conosciuto l’orrore del
 conflitto che aveva divorato la povera Polonia e aveva distrutto la vita degli
 ebrei – aveva spiegato che la guerra è un’avventura senza ritorno.
  Appartengo ad una generazione che ha avuto nonni
 che hanno vissuto la guerra, avvertendone i rischi. Noi europei occidentali sono
 più di cinquant’anni che non facciamo esperienza di guerra. Le nuove generazioni,
 lo avverto a scuola da insegnante, spesso non sanno cos’è la guerra e non ne
 hanno paura. Il fatto che la pace, per buona parte dell’Europa, duri da più di
 mezzo secolo non vuole dire che sia eterna. 
  E’ pura miopia credere che i conflitti siano
 esclusiva responsabilità dei leaders internazionali. L’irresponsabilità di
 coloro che governano le nazioni si riflette nei comportamenti dei singoli, concentrati
 sul loro piccolo spazio e sul denaro. Avvertiva papa Giovanni XXIII nell’enciclica
 Pacem in terris: “non si dà pace tra gli
 uomini se non vi è pace in ciascuno di essi”. 
  Nei decenni passati abbiamo assistito a tante
 manifestazioni per chiedere la pace. Oggi sembra essersi smarrita la cultura
 della pace. Nel Messaggio di Papa Francesco per la 50ª Giornata Mondiale della
 Pace, che si celebra il 1° gennaio 2017, si legge “Il secolo scorso è stato devastato da due guerre mondiali micidiali, ha
 conosciuto la minaccia della guerra nucleare e un gran numero di altri conflitti,
 mentre oggi purtroppo siamo alle prese con una terribile guerra mondiale a
 pezzi. Non è facile sapere se il mondo attualmente sia più o meno violento di
 quanto lo fosse ieri, né se i moderni mezzi di comunicazione e la mobilità che
 caratterizza la nostra epoca ci rendano più consapevoli della violenza o più
 assuefatti ad essa”. Aggiunge il Papa che “la costruzione della pace mediante la nonviolenza attiva è elemento
 necessario”, suggerendo un concreto stile di vita: “scegliere la solidarietà come stile per fare la storia e costruire
 l’amicizia sociale. La nonviolenza attiva è un modo per mostrare che davvero
 l’unità è più potente e più feconda del conflitto. Tutto nel mondo è
 intimamente connesso. Certo, può accadere che le differenze generino attriti:
 affrontiamoli in maniera costruttiva e nonviolenta, così che le tensioni e gli
 opposti possano raggiungere una pluriforme unità che genera nuova vita”.
   
  Antonio Salvati
  
Latest posts by Antonio Salvati 
(see all)