Ieri era la Giornata mondiale contro gli abusi sugli anziani. Una Giornata che cade dopo che, nei paesi più sviluppati e a più pronunciato invecchiamento demografico, la pandemia da coronavirus ha mostrato la fragilità e l’insicurezza del mondo delle case di riposo, degli istituti, delle strutture sanitarie per i più vecchi.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, con la Giornata di ieri, ha inteso dare un segnale. Il Covid-19 ha rivelato una violenza che era nascosta. Spesso camuffata da necessità, si è creata attorno agli anziani una realtà di istituzionalizzazione. Se nel ‘900 sono state chiuse due grandi realtà di istituzionalizzazione come gli orfanotrofi e i manicomi, ci troviamo oggi ad avere una realtà concentrazionaria per la popolazione anziana.
Inutile girarci attorno: è un affare di miliardi di euro, e come dimostrano alcuni articoli receni, il costo dell’intero sistema è maggiore di quanto costerebbe tenere a casa gli anziani con un’assistenza domiciliare.
La violenza di cui vogliamo parlare di più, alzando la voce, è quella di perdere il proprio nome, di diventare un numero. La liberazione degli anziani dall’etichetta di essere un problema, dall’avere come unica prospettiva quella d’essere chiusi in un istituto, porterà un bene enorme per tutti, perché l’umanità e la vita sono sempre una risorsa, sono sempre qualcosa di cui si può godere.
Luca Giordano
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