Categorie: FATTI

In Pakistan, i vescovi chiedono che sia abolita ogni discriminazione religiosa nei testi scolastici

Mentre il nuovo Premier pakistano, Nawaz Sharif – uscito vincitore dalle recenti elezioni generali, è impegnato nella formazione di un nuovo governo, la Commissione “Giustizia e Pace” della Conferenza Episcopale  richiama alla sua attenzione un tema importante, destinato a incidere sulla formazione della mentalità dei pakistani e quindi sulla pacificazione del Paese: il tema scottante della discriminazione religiosa contenuta nei testi scolastici e insegnata sui banchi di scuola.

Secondo uno studio pubblicato dalla Commissione “Giustizia a Pace”, e inviato all’Agenzia Fides (da cui riceviamo la notizia) , 55 capitoli in 22 libri di testo utilizzati nel Sindh e Punjab contengono affermazioni errate, offensive e discriminatorie nei confronti delle minoranze religiose, I libri di testo sono stati utilizzati dalle scuole elementari fino alle superiori.
Peter Jacob, direttore esecutivo della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza Episcopale Pakistana, afferma che bisogna scegliere fra “istruire o diffonder odio”, dato che i testi riportano fatti storici distorti e creano nei ragazzi un pregiudizio di fondo e alimentano l’intolleranza verso le minoranze religiose.
Secondo Jacob, “tale approccio è visibilmente discriminatorio nei confronti dei cittadini non musulmani del Pakistan e viola gli articoli 18, 20, 22 e 25 della Costituzione”. La Commissione nota che le affermazioni discriminatorie sono aumentate negli anni: nel 2009, i casi segnalati nei tesi erano 45, mentre il numero è salito a 122 nel 2013.
L’appello al nuovo governo è che vengano riviste  le politiche dell’istruzione, messi in campo interventi per rimuovere “lezioni discriminatorie nei confronti delle minoranze”, abolito l’obbligo per
gli studenti non musulmani di seguire lezioni di studi islamici e offrire lorola possibilità di studiare le loro rispettive religioni o studi alternativi. Per fare questo si potrebbe costituire una Commissione indipendente di studiosi e storici.





(FOTO UNICEF)

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