Dopo il doveroso caffè nel chiosco sulla spiaggia, tutti a pranzo a Sorrento, nel suggestivo ristorante “da Filippo”. Il proprietario e il personale hanno accolto con cortesia e simpatia gli ospiti, sotto un freschissimo pergolato di limoni. Si è cominciato con un antipasto di mare che prevedeva gamberetti di crapolla sale e pepe, cicinielli al gratin, insalata di polpo, alici e salmone marinato, bruschette, filetto di tonno al pepe rosa. Quindi paccheri “rigorosamente”di Gragnano con lo scorfano, filetti di cernia su foglia di limone, patate al pesto, e per finire dolce e caffè. Davvero un pranzo da re! L’applauso che i commensali hanno tributato allo chef Maria Gargiulo è stato il segno più tangibile del gradimento e del successo che ha riscosso il pranzo.
Antonio ha esclamato: “ma non potremmo venire qui una volta alla settimana tutti insieme così come siamo?”. Gli ha fatto eco Ignazio: “quello di oggi è proprio un bel regalo, è il regalo della libertà!”.
Il direttore Martone ha ringraziato la Comunità di Sant’Egidio per questa iniziative e per la lunga amicizia con gli internati dell’Opg di Secondigliano. “Simili occasioni – ha affermato – hanno sui pazienti benefici eccezionali e, inoltre, costituiscono un’opportunità per migliorare e rinsaldare il rapporto con gli operatori grazie al clima familiare e disteso che si respira”.
Se non si bloccano i meccanismi che producono gli ingressi, gli Opg non potranno mai chiudere. Oggi assistiamo al fenomeno di arrivi dalle carceri, il che vuol dire che il sistema penitenziario italiano, invece di rieducare produce malattia psichiatrica. Poi c’è tutto il problema delle persone dichiarate socialmente pericolose. Per alcuni viene sospeso il giudizio fino a che non viene cessata la pericolosità sociale, giudizio che può arrivare dopo anni. Ma anche chi subisce una condanna resta in opg finchè non decade la pericolosità sociale. Anche dopo aver espiato la pena restano internati, non si sa fino a quando, sono i cosidetti ergastoli bianchi. Qui forse il legislatore potrebbe intervenire su questa norma esistente dal codice Rocco.
E’ inutile fare grandi proclami e grandi battaglie se non si combattono le cause principali per cui le persone entrano in Opg. È come una fontana continua che riempie un serbatoio che diciamo di volere svuotare. Ma se non blocchiamo la fontana. Come facciamo a svuotare il serbatoio?
Certo quello della chiusura degli Opg è un processo complesso, ma ormai irreversibile. Iniziative come quelle della gita al mare a Sorrento aprono spiragli di speranza e restituiscono quegli sprazzi di “normalità” a persone che tanto spesso hanno una esistenza davvero complicata. Una realtà difficile a cui comunque bisogna dare risposte.
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