In una classifica delle parole entrate nel
 vocabolario degli italiani negli ultimi anni, “spread” sarebbe certo ai primi
 posti, tanto che oggi se ne parla addirittura nelle mostre d’arte. Fino a
 qualche anno fa il termine riguardava una ristretta cerchia di addetti ai
 lavori, ma dal 2011 non passa giornata senza che le tv o i giornali ci
 informino sull’andamento di questo indicatore. Il differenziale di rendimento
 fra i tassi dei bund tedeschi e dei BTP italiani di durata decennale, influenza
 in misura crescente l’umore di tanti italiani, siano politici, investitori o
 semplici osservatori. Se ne parla in ogni ambiente, fino a incontrarlo dove non
 ti aspetti.   
   E’ accaduto a
 quanti hanno visitato la bella mostra La crisi/Le crisi, promossa
 dalla Comunità di Sant’Egidio ad Ostia, sul litorale di Roma. É il primo quadro che s’incontra nell’
 esposizione: una grande maschera africana realizzata con uno stile tribale.
 Perché intitolarla spread? All’inizio si rimane interdetti, non si comprende.
 Poi, guardando meglio questo volto con lo sguardo vorace si coglie la sottile
 ironia dell’autore, Roberto Mizzon, che invita il visitatore a sdrammatizzare
 le paure e le insicurezze legate a questo nome strano. Visto così,
 effettivamente lo spread non fa paura. Con questa nota di buonumore si continua
 a visitare volentieri il resto della mostra, che accoglie opere significative
 realizzate da persone con disabilità e offre letture di grande significato sul
 tema della crisi, economica e non (fino al 20 ottobre presso Exp’Ostia,
 corso Duca di Genova 22, Ostia). 
  
  
  
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