Con Papa
 Francesco lo stupore non ha mai fine. In un tempo in cui la crisi economica
 sembrava aver messo in secondo piano la tutela dell’ambiente, ritenuta
 erroneamente solo un costo da sostenere e non una forma mentis da
 adottare, il Papa ha dato uno scossone agli ambientalisti rassegnati e uno
 schiaffo ai detrattori dell’ecologia, ricordando al mondo intero l’assoluta
 necessità di rimettere la tutela dell’ambiente tra le priorità dell’agenda
 mondiale. 
  Con l’Enciclica
 “Laudato si’” il Pontefice si esprime in modo ampio e argomentato su una delle
 sfide più urgenti per l’umanità: preservare l’ambiente naturale e umano in cui
 viviamo, la “casa comune”, come viene specificato nel sottotitolo del
 documento. Per la prima volta la Chiesa sceglie di dedicare una lettera
 enciclica al tema dell’ambiente, anche se in passato altri pontefici si sono
 occupati di salvaguardia del creato (vedi Corriere della sera  
http://www.riccardiandrea.it/2015/06/non-solo-natura-terra-e-fraternita-la.html). 
 Papa Francesco
 parla di ambiente con un approccio nuovo e, come scrive nel testo, “integrato”.
 Si potrebbe dire che alcuni capisaldi delle teorie ambientaliste vengono
 rielaborati dal Pontefice in chiave più “umanocentrica” e se ne domanda
 l’assunzione immediata da parte della collettività. Tutto il documento,
 difatti, è attraversato dall’idea che la non ci sia separazione fra “crisi
 ambientale e crisi sociale, ma una sola complessa crisi socio-ambientale”. La
 preoccupazione per la natura deve trovare soluzioni integrate, che mentre
 salvaguardano l’ambiente si occupano di “combattere la povertà e per restituire
 la dignità agli esclusi”.
  Per fare solo
 qualche esempio della rielaborazione fatta dal Papa, Francesco non si tira
 indietro davanti alla difficile questione dei cambiamenti climatici, sulla
 quale si scontrano due grandi correnti di pensiero costituite da chi li ritiene
 un normale avvicendarsi di stagioni climatiche e chi vede nelle emissioni di
 carbonio dell’era industriale il principale responsabile. Il Pontefice afferma
 che l’obiettivo dell’enciclica non è quello di intervenire nel dibattito, di
 competenza degli scienziati, e tantomeno stabilire in quale misura i mutamenti
 del clima siano una conseguenza dell’azione umana. E’ sufficiente, dice
 Bergoglio, che l’attività umana sia uno dei fattori che spiegano i cambiamenti
 climatici perché ne derivi una responsabilità morale nel fare tutto ciò che è
 in nostro potere per ridurre l’impatto dell’uomo e scongiurare gli effetti
 negativi sull’ambiente e sui poveri. 
  Un secondo
 esempio del nuovo approccio di Papa Francesco ai principi ambientali è la
 definizione di sviluppo sostenibile. Il concetto venne elaborato nel 1987 nel Rapporto
 Brundtland come quello “sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza
 compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”.
 Nell’enciclica il Papa rielabora e arricchisce la dichiarazione Brundtland e si
 domanda: “Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo
 di noi, ai bambini che ora stanno crescendo? Questa domanda non riguarda solo
 l’ambiente in modo isolato, perché non si può porre la questione in maniera
 parziale. Per quale fine ci troviamo in questa vita? Per quale scopo lavoriamo
 e lottiamo?”. Il cuore della riflessione del Pontefice sulla salvaguardia del
 creato è nella domanda e nella costatazione: “Perché questa terra ha bisogno di
 noi? Se non ci poniamo queste domande di fondo non credo che le nostre
 preoccupazioni ecologiche potranno ottenere effetti importanti”.
  
  Uno spaccato del
 fatto che “l’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme” è stato
 poi dato durante la presentazione dell’enciclica dalla presenza di
 un’insegnante di Roma, Valeria Martano, che nelle periferie dove opera osserva
 “il verde che non c’è, l’inquinamento, il calore eccessivo che in questa
 stagione fa soffrire gli anziani”. Come a rafforzare il principio
 dell’enciclica, che non c’è bisogno di aspettare altro tempo per porre argine
 al degrado ambientale e umano, perché le conseguenze di esso si vivono già oggi
 molto concretamente. 
  “Laudato si’” è un testo elaborato e non è certo possibile darne una
 descrizione esaustiva. Sicuramente nei prossimi mesi sarà fonte di riflessione
 non solo per i credenti ma anche per gli scienziati. Ad esempio, l’incontro mondiale
 dell’ONU a Parigi a fine 2015 sul clima non potrà non tenere conto delle
 affermazioni del Pontefice. E come i grandi della Terra ascoltarono le parole
 del Papa davanti alla minaccia di un attacco internazionale alla Siria, così
 l’auspicio è che l’appello accorato del Papa muova le coscienze verso un
 impegno morale a difesa della terra dove viviamo.
  
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