Categorie: FATTI

In Ucraina si spara ancora

Mentre in Libia si apre un nuovo scenario di crisi, in Ucraina si torna a sparare a poco più di un giorno dal “cessate il fuoco” sottoscritto a Minsk dal governo ucraino e dai rappresentanti dei ribelli filorussi, alla fine di una lunga maratona per la pace condotta da Francia e Germania.
I cannoni dei separatisti filorussi hanno tuonato per tutto il giorno sulla città di Debaltsevo dove, secondo fonti trapelata dei militari Ucraini di stanza nella città, ci sarebbero stati 5 morti e ben 25 feriti.
Il portavoce militare di Kiev, Anatoly Stelmakh, ha fatto sapere che i ribelli continuano ad usare armi pesanti come razzi Grad e carri armati, violando uno dei punti del documento d’intesa sottoscritto a Minsk, in cui si sanciva, tra le altre cose, proprio il ritiro di tutte le armi pesanti dalla zona di Debaltsevo. La risposta del governo di Kiev non si è fatta attendere, facendo sapere che non ritirerà l’artiglieria pesante dal fronte fintanto che i ribelli non rispettino gli accordi presi. Accuse che sembrano rimbalzare da entrambe le parti coinvolte.


Intanto l’offensiva dei filorussi continua, infatti, non solo l’importante snodo ferroviario di Debaltsevo è stato presa di mira, ma anche le vicine città di Vuhlehirsk e di Donetsk, che già da questa mattina sono state sottoposte a pesanti cannoneggiamenti.

La tensione in queste ore, al contrario di quanto si sperava, è precipitata vertiginosamente quando da Mosca è arriva un altro monito; il ministero degli Esteri Lavrov ha fatto sapere che risponderà “adeguatamente” alle nuove sanzioni imposte dall’Unione europea per il ruolo di Mosca nella crisi ucraina e che tale politica dell’Unione Europea non aiuterà ad arrivare ad una risoluzione del conflitto, in quanto dette sanzioni sarebbero ormai illegali visto che secondo Mosca gli accordi di Minsk sono ormai decaduti.

Un conflitto che si sta combattendo sia con le armi che con la diplomazia e che vede l’Unione Europea e la Russia bloccati sul delicato nodo delle sanzioni internazionali e che per questo rischia di vanificare ogni possibile accordo di pace nella regione.

Diego Romeo

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