Categorie: UOMINI

De Foucauld, un “fratello universale” …

Viene oggi consegnata alla basilica di S. Bartolomeo, a Roma, suggestiva chiesa che occupa più o meno una metà dell’isola Tiberina, memoriale dei testimoni della fede del XX e XXI secolo per volontà di Giovanni Paolo II, la cazzuola con cui fratel Charles de Foucauld, beatificato nel 2005, ha edificato l’ultima sua dimora a Tamanrasset, in Algeria.
De Foucauld (1858-1916), rampollo di una nobile famiglia alsaziana, presto militare e poi esploratore in Marocco (travestito da rabbino), uomo inquieto e avventuroso, rimane così colpito dalla fede dei musulmani incontrati appunto in quell’angolo di Islam non ancora colonia francese da porsi un profondo interrogativo su di sé e sulla propria vita, da convertirsi e farsi monaco trappista.
Lasciato l’ordine e fattosi prete, alla ricerca di una più vera sequela di Dio, dopo l’ordinazione, nel 1901, sceglie il deserto del Sahara. Si stabilisce a Beni Abbès, costruisce un romitaggio, spera di aprire una comunità di monaci. Si dedica frattanto all’ospitalità di pellegrini e di locali, collaborando al riscatto degli schiavi. Entra così in contatto con i nomadi del deserto, i tuareg, e finisce per muoversi verso sud, fino al piccolo villaggio di Tamanrasset. Edifica un primo eremo e quindi un secondo sul massiccio dell’Hoggar, mentre l’idea di convertire il popolo presso cui si era stabilito lascia lentamente il passo alla proposizione di essere nulla più che un testimone e un amico, che ha con loro relazioni buone e fraterne.

La sua testimonianza di amicizia termina il 1° dicembre 1916, quando viene ucciso in maniera abbastanza casuale dopo che una piccola banda di predoni era entrata nel suo rifugio. E’ stato scritto che “fratel Carlo non muore come martire ma come testimone appassionato dell’amore che si dà fino alla fine. Con lui c’è un’evoluzione dell’idea stessa di martirio: donare la vita fino al sangue ma senza un carnefice. La sua morte ha rappresentato un modo diverso di vivere il martirio”.
Una morte che comunque darà il suo frutto. Anni dopo nasceranno quelle congregazioni che aveva sognato: le Piccole Sorelle e i Piccoli Fratelli di Gesù, che testimoniano nel mondo un modo di porsi di fronte all’Islam non più in modo contrapposto, bensì come fratelli.
De Foucauld si presentava infatti come “fratello universale” – “Voglio abituare tutti gli abitanti, cristiani, musulmani e ebrei e idolatri a guardarmi come loro fratello – il fratello universale”, scriveva in una lettera. “Cominciano a chiamare la casa ‘la fraternità’, e ciò mi è gradito”.

Francesco De Palma

Posts recenti

Una Europa unita dall’Atlantico agli Urali!

È la visione che San Giovanni Paolo II coltivava per l’Europa, quando ancora era divisa…

3 anni fa

Il lato ambiguo di un referendum

Su “Avvenire” una serie di articoli ha recentemente approfondito le implicazioni del quesito referendario promosso…

3 anni fa

“Nella polvere”

“Nella polvere”, di Lawrence Osborne, appena edito da Adelphi, è ambientato in Marocco, alle estreme…

3 anni fa

“Questi sono i nomi”

“Questi sono i nomi” è la traduzione italiana dell’incipit del libro biblico dell’Esodo, è l’intestazione…

3 anni fa

“Il piantagrane”

La breve biografia di Benjamin Lay, opera di Marcus Rediker, storico e docente all’Università di…

3 anni fa

Il Libano, un messaggio nella notte …

Di fronte alla drammatica crisi - economica, sanitaria, politica e sociale - che sta colpendo…

3 anni fa