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Il lato ambiguo di un referendum

Su “Avvenire” una serie di articoli ha recentemente approfondito le implicazioni del quesito referendario promosso dall’Associazione Luca Coscioni e altri, che per brevità è detto “per l’eutanasia legale”.

Entrando nel merito si scopre come – essendo secondo Costituzione il referendum un istituto abrogativo – gli italiani saranno forse chiamati a votare se eliminare qualche riga del codice penale. Non le righe, però, come si potrebbe pensare, relative all’aiuto al suicidio (art. 580), bensì quelle riguardanti l’omicidio del consenziente (art. 579).

Come ha fatto notare Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte Costituzionale, “mentre [un]a sentenza della Consulta chiede al legislatore di intervenire con puntualità sul 580 e su una parziale depenalizzazione dell’aiuto al suicidio, il quesito referendario […] liberalizza l’omicidio del consenziente, salvo” il caso dell’uccisione di minore, di persona inferma di mente, di una persona cui il consenso è stato estorto con violenza o inganno. Il risultato – per certi versi paradossale – è che, in caso di vittoria del referendum, “chi uccide[sse] un maggiorenne e cosciente di sé che glielo chiede, anche [se] in buona salute, non rischi[erebbe] il carcere”.

Qualche giorno dopo è intervenuto Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, che ha sottolineato le reticenze del comitato referendario: “Non dice ciò che i giudici costituzionali hanno già affermato (sentenza 242/19): il reato di aiuto al suicidio non si applica quando a richiedere di morire sia ‘persona affetta da patologia irreversibile, e fonte di sofferenze fisiche o psicologiche, e sia inoltre tenuta in vita a mezzo di trattamenti di sostegno vitale, ma resti capace di prendere decisioni libere e consapevoli’; e che alla Camera è già “in discussione in commissione un ddl sul suicidio assistito, che dovrà necessariamente recepire la sentenza di cui sopra. Queste omissioni rivelano il vero intento: inseguire un facile consenso basato sul principio emotivo di autodeterminazione, senza approfondire”. E però, si conclude, “un esito ottenuto per via populista rischia di darci una legge incoerente, finendo per minacciare il diritto alla vita dei più fragili” cosa tanto più grave “nel pieno di una pandemia che ha mietuto vittime a centinaia di migliaia”.

Ieri, infine, Antonio D’Aloia, docente di diritto costituzionale, ha invitato a non dimenticare, “come accade nel quesito referendario, la prima parte della sentenza Cappato, in cui si argomenta che il reato di assistenza nel suicidio è posto a presidio proprio delle persone più deboli. [A] non andare oltre ciò che la Corte ha scritto. È un lavoro difficile che va condotto con equilibrio tra diversi interessi e valori costituzionali. Non si può ridurre tutto al tema dell’autodeterminazione come una sorta di carta che chiude ogni discorso. […] Se infatti il rifiuto delle cure può essere inteso come il negativo del diritto alla salute, il diritto di ottenere la morte potrebbe avere un impatto sul piano generale dei valori e delle norme sociali e sulla percezione del valore della vita”.

Il punto è questo, la percezione del valore della vita. Se riteniamo che una visione di salvaguardia della vita debba sempre prevalere – pur nel pieno rispetto per la delicatezza del tema e per la paura che ognuno di noi ha della malattia, della debolezza, della vecchiaia – su una visione che vede la morte come un orizzonte accettabile, magari in casi estremi.

In quel capolavoro di Bergman che è “Il settimo sigillo” il cavaliere Antonius Block (von Sydow) attraversa una landa devastata dalla peste – “Morirete tutti!”, ammoniscono i predicatori – e sfida la Morte in una partita a scacchi. Sa che non può vincere, ma sa anche che opporsi alla “nera signora” permetterà a una coppia di attori girovaghi e al loro figlioletto di scampare al destino.

Siamo tutti impegnati a giocare al meglio che possiamo sulla scacchiera della vita. Perché muovere all’indietro? Nel film la Morte si rivolge a Block: “Hai perso interesse alla nostra partita?”, al che lui risponde: “Perso interesse? Al contrario”, mentre segue con gli occhi la coppia di girovaghi che si allontana verso nuovi giorni.

Francesco de Palma

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