La sposa del Cantico Dei Cantici dice di se stessa “nera sono ma bella”. L’Africa è la sposa bella e scura, diversa, ma la sua diversità ci attrae.
La geologia ci dice che il blocco centrale del continente è uno dei più antichi nuclei che formano le terre emerse. Attraverso un tempo lunghissimo l’Africa ha generato molte cose, e una di queste siamo noi. I primi uomini sono apparsi in Africa e un piccolo gruppo partito dall’Africa ha popolato il resto del mondo.
E oggi l’Africa che cos’è? È il simbolo del nostro rapporto con la natura, che trattiamo con violenza e sfruttiamo senza scrupoli. L’Africa sono i poveri che pagano le conseguenze disastrose delle trasformazioni climatiche provocate dal Nord ricco. L’Africa è la terra di Abele, e noi europei siamo Caino che dice “Sono forse il guardiano di mio fratello?”, e lo lasciamo annegare nel Mediterraneo o in mano ad aguzzini feroci che gestiscono improbabili dittature. Per questo la terra rossa dell’Africa grida a Dio.
La cosa più importante l’aveva capita già Salomone quando componeva il suo canto: l’Africa è l’unica risorsa che ci può portare a rinascere, a ritrovare la speranza. L’Africa ci può salvare da un mondo che calcola il valore della vita, e la valuta affidandosi ad agghiaccianti ragionamenti costo-beneficio.
L’Africa è la natura che sa sempre rigenerarsi. L’Africa è il seme sotto la terra secca che attende la pioggia per rinascere.
Luca Giordano
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