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La forza della famiglia, contro il disprezzo della vita umana

Il 29 maggio 1945, presso l’istituto statale di Kaufbeuren Irsee in Baviera, tre settimane dopo il termine del secondo conflitto mondiale, fu eseguita l’ultima uccisione riconducibile all’Aktion T4, il programma nazista di eliminazione e sterilizzazione delle persone disabili.

Si trattava di un bambino, Richard Jenne, di soli 4 anni. Il programma era stato interrotto ufficialmente nel 1941, a seguito delle proteste dei familiari organizzate attorno alla chiesa Cattolica e ad alcuni pastori luterani. Molti si esposero scrivendo lettere al ministro della salute o degli interni. Il vescovo di Munster, Von Galen, scrisse ad Hitler stesso. Fatto praticamente unico, i nazisti dovettero rinunciare al programma in via ufficiale, ma purtroppo continuarono con le uccisioni.

La resistenza al programma fu in ogni caso notevole, si estese persino all’organizzazione statale, che attraverso la burocrazia rallentava le pratiche e le autorizzazioni di trasferimento delle vittime. Perché questo avvenne per il programma di uccisione dei disabili e non si verificò per tante altre questioni? Interveniva certamente l’elemento familiare, venivano uccisi dei disabili, ma erano figli di tedeschi di ogni ceto sociale. La disabilità è trasversale, l’errore genetico è imparziale. In ogni caso fu parzialmente sconfitta la macchina della propaganda nazista, che pure aveva schierato tutte le sue carte migliori, produzione di film, insinuazioni nei libri di testo delle scuole, dove nei problemi di matematica si doveva calcolare il costo di un certo numero di disabili per lo Stato. La propaganda fallì, il contesto familiare funzionò da protezione.

Un’ultima considerazione riguarda la sacralità della vita. Se per le altre categorie, come ad esempio gli ebrei, l’antisemitismo era diffuso e largamente condiviso, per quanto riguarda i disabili non c’era un’idea condivisa. E questo costringeva le persone ad attingere al proprio bagaglio personale, a cercare informazioni altrove. La contrarietà della Chiesa era un elemento, se si fosse chiesto consiglio a un prete generalmente avrebbe suggerito di opporsi. Nella misura in cui non c’era una copertura di un precedente pregiudizio, si sono fatte avanti istanze profonde, in cui il rispetto della vita si imponeva.

Luca Giordano

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