Gente
comune e membri della Comunità ebraica, intellettuali, autorità e
rappresentanti delle istituzioni si sono uniti alla preghiera per le
vittime dell’odio antisemita.
In
prima fila, il ministro della Cooperazione
Andrea Riccardi. Presenti anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno
e il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, come anche l’imam Yahya
Pallavicini.
La cerimonia è stata
guidata dai rabbini Alberto Funaro e Ariel Di Porto, mentre è toccato al
Presidente della Comunità, Riccardo Pacifici, raccontare lo sgomento degli
ebrei romani: ”L’altro giorno – ha raccontato – mio figlio mi ha
chiesto: ‘papà non è che succedono anche qui quelle cose?’. Gli ho risposto:
‘Non sono in grado di rispondere’. Non dobbiamo però avere paura’”.
Nonostante la folta
presenza di gente in sinagoga, ha proseguito Pacifici, “devo tristemente
constatare che spesso siamo soli”, e “che poche sono state le voci di
solidarietà espresse del mondo islamico italiano in questi giorni. È un fatto
che ci amareggia e che allo stesso tempo ci preoccupa”.
A questa preoccupazione
ha voluto rispondere Andrea Riccardi, che ha invitato tutti a “vigilare e
a non lasciare mai e mai più isolate le Comunità ebraiche”.
Commosso il ricordo –
durante la veglia – dell’assassinio a Roma, nel 1982, del bambino Stefano Gay
Taché, vittima del terrorismo: a trent’anni dall’attentato alla Sinagoga, è stata avanza la richiesta che la commemorazione di quel gesto terribile dell’odio antiebraico sia celebrata al Quirinale, mentre grande preoccupazione rimane per le frange estremiste
che covano i loro propositi nell’ampia galassia del web.