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La Rosa Bianca e la resistenza tedesca al nazismo: per “una nuova Europa dello spirito”

Poco più di 60 anni fa, il 22 febbraio 1943, vennero processati e condannati a morte tre giovani del gruppo di resistenza tedesco “La Rosa Bianca”. Sophie Scholl, Hans Scholl e Christoph Probst furono ghigliottinati appena qualche ora dopo aver ascoltato la sentenza.
Studenti di Monaco, la loro colpa era stata quella di aver scritto e diffuso sei volantini antinazisti. Con quei testi, segnati da una forte impronta idealistica e morale, i tre giovani speravano di risvegliare delle coscienze intossicate dal più che decennale virus del nazismo. Tanto più che era ormai evidente come le sorti della guerra avessero volto a sfavore della Germania, ed era ancor fresca nella memoria di tutti l’immagine della catastrofe di Stalingrado.
In realtà fu proprio l’esigenza di reagire a Stalingrado che determinò la velocità con cui, dopo appena quattro giorni dei detenzione e quattro ore di processo, gli Scholl e Probst vennero condannati a morte per decapitazione. Negli stessi giorni, per l’esattezza il 18 febbraio, Goebbels aveva chiamato il popolo tedesco, nel suo famoso discorso allo Sportpalast di Berlino, all’esigenza della guerra totale: “Credete voi col Führer nella vittoria finale e totale della Germania? Siete disposti a lavorare agli ordini del Führer 10, 12, perfino 14 ore al giorno, e dare tutto per la vittoria? Volete voi la guerra totale? Volete voi, se necessario, una Guerra ancor più totale e radicale di quanto possiate immaginare oggi?”.
A queste parole si contrappongo quelle, tanto più nobili e umane, che leggiamo nel sesto volantino composto dalla Rosa Bianca, quel volantino che fu la causa dell’arresto degli Scholl e di Probst:
“Il nostro popolo resta sgomento dinanzi all’ecatombe di Stalingrado. La geniale strategia del caporale della guerra mondiale ha condotto alla morte ed alla rovina 300.000 tedeschi, in modo folle ed irresponsabile. […] Il giorno della resa dei conti è venuto […]. In nome di tutto il popolo tedesco reclamiamo […] la restituzione della libertà personale, il bene più prezioso dei tedeschi. […] Libertà e onore! Per dieci lunghi anni, Hitler e i suoi complici hanno […] distorto fino alla nausea queste due magnifiche parole tedesche […]. Cosa significava per loro libertà e onore lo hanno sufficientemente dimostrato in dieci anni di distruzione di […] ogni valore morale del popolo tedesco. L’orribile bagno di sangue e il massacro che, in nome della libertà e dell’onore, hanno causato in tutta Europa e che ogni giorno rinnovano ha aperto gli occhi anche al più stupido tra i tedeschi. Il nome tedesco resterà infamato per sempre se la gioventù tedesca alla fine non si solleverà, non si vendicherà, non espierà, non sgretolerà i suoi oppressori e non darà origine ad una nuova Europa dello spirito”.


Francesco De Palma

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