Roma – Oggi, presso la Sala della Pace nella sede della Comunità di Sant’Egidio, è stato dato l’annuncio ufficiale dell’apertura dei
 così detti “Corridoi umanitari”, durante una conferenza stampa a cui hanno partecipato il
 presidente della FCEI, pastore Luca
 Maria Negro; il presidente della Comunità di Sant’Egidio, prof. Marco Impagliazzo e il moderatore della
 Tavola valdese, pastore Eugenio
 Bernardini. La conferenza stampa è stato anche un momento importante per spiegare
 in maniera dettagliata ed approfondita tutto il progetto e i suoi risvolti
 politico-economici e sociali.   Ma che cosa sono
 esattamente questi “corridoi Umanitari”? 
   Ce lo spiega Daniela Pompei responsabile dei servizi
 ai migranti della Comunità di Sant’Egidio.   
“E’
la possibilità di far entrare in maniera legale persone che si trovano in una
situazione di vulnerabilità e che sono potenziali richiedenti asilo nei paesi
di transito limitrofi a paesi di guerra. E’ destinato innanzitutto alle donne
sole con bambini, alle vittime del traffico di essere umani, agli anziani, alle
persone con disabilità o con patologie. I paesi coinvolti attualmente nel
progetto sono il Libano per i profughi siriani e il Marocco sia per profughi
siriani ma anche per i paesi dell’Africa sub-sahariana. Il progetto consiste
sostanzialmente nella possibilità di far entrare con un visto regolare, previsto dall’art. 25 del regolamento europeo dei visti, che è un visto
per motivi umanitari, tecnicamente un VTL, un visto a territorialità limitata. Cioè sostanzialmente è un visto per l’Italia, quindi le persone che prendono
questo visto possono entrare solo in Italia. Una volta nel nostro paese si
inizia la procedura per la richiesta di asilo politico, come fanno normalmente
i profughi che giungono sulle nostre coste. L’obiettivo principale di questo
progetto è di evitare il traffico di esseri umani, di evitare le morti in mare,
e far vedere che è possibile utilizzare altri canali di ingresso che non siano
le vie dei barconi della
morte”. (cit.)
     La base giuridica
 dell’iniziativa si fonda sull’art. 24 del Regolamento (CE) n.810/2009 del 13
 luglio 2009 che istituisce il Codice comunitario dei visti, vale a dire la
 possibilità di concedere visti con validità territoriale limitata, in deroga
 alle condizioni di ingresso previste in via ordinaria dal codice frontiere
 Schengen, “per motivi umanitari o di
 interesse nazionale o in virtù di obblighi internazionali“.    In attuazione di questa
 disposizione, su indicazione congiunta del Ministero dell’Interno e del
 Ministero degli Affari Esteri, una o più rappresentanze diplomatiche vengono
 autorizzate a rilasciare un numero predeterminato di visti per “motivi umanitari”.
   Il progetto è stato sottoscritto
 il 14 dicembre a Roma e prevede un protocollo d’intesa tra il Ministero degli
 Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale, il Ministero dell’Interno, la
 Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e la
 Tavola Valdese, e sarà operativo già dai prossimi giorni. 
   L’importanza dell’apertura
 dei Corridoi umanitari sta nel fatto
 che fino ad ora l’azione di salvataggio dei profughi che, a causa della guerra
 e delle persecuzioni, si imbarcavano nei “viaggi
 della speranza” avveniva solo alla fine del viaggio. Spesso rivelandosi
 inutili, perché il più delle volte si riusciva ad individuare i profughi e ad
 intervenire solo poco prima del naufragio. Invece con l’apertura dei “corridoi
 umanitari”, l’Italia (e tutti i paesi che decideranno di aderire al progetto
 pilota), potrà soccorrere le persone direttamente dai punti di partenza in
 tutta sicurezza prima dell’inizio del loro disperato viaggio, trasformando di
 fatto la nazione ospitante in un soggetto attivo e non più passivo.
   Il protocollo d’intesa,
 per l’apertura dei “corridoi umanitari”, è facilmente replicabile e si auspica che altri paesi e la società civile possano avviare programmi simili. I costi, per il momento, verranno sostenuti non dallo Stato italiano, ma dai fondi
 derivanti dall’8×1000 della Tavola Valdese, dello Stato, in parte da donazioni
 private e dalla Comunità di Sant’Egidio anche attraverso il 5×1000. Anche qui
 si capisce come tutto il progetto può essere facilmente sostenuto da chi fosse
 interessato ad avviarlo.
   Altra importate considerazione sta nel fatto che l’apertura dei “corridoi umanitari” arriva in
 concomitanza con l’apertura del Giubileo straordinario della Misericordia, come
 fa notare il presidente della Comunità di Sant’Egidio, prof. Marco Impagliazzo, giubileo che vede
 proprio come prima opera quella dell’accoglienza.
   Diego Romeo  
  Intervista al Presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo
  
   
  
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