Una riflessione a più voci ci sta aiutando a comprendere come la novità di papa Francesco sia anche risposta alla novità della storia che il suo pontificato si è trovato ad attraversare, alla novità della globalizzazione.
Qualcosa non certo fine a se stesso, ma contrappunto allo s-centrarsi dei conflitti, dei drammi, delle inquietudini del nostro mondo: “Simmetrico e sperimentale, il Giubileo globale ‘a pezzi’ di Bergoglio si è riversato sui pezzi della Terza Guerra Mondiale, di volta in volta, ossia sulle faglie delle disuguaglianze, prima che diventino crepe irreparabili e spacchino l’umanità in due”.
Ma un tale modello ecclesiale non è proprio il modello bergogliano. Che coglie come la necessità del tempo che viviamo sia un’altra, come la risposta della Chiesa alla globalizzazione debba fare aggio sull’apertura, e non sulla chiusura.
Nella sua intervista a TV2000 il pontefice ha ribadito: “Che il Giubileo non sia stato fatto soltanto a Roma, ma in ognuna diocesi del mondo, nelle diocesi, nella cattedrale e nelle chiese che il vescovo avesse indicato, quel fatto ha universalizzato un po’ il Giubileo. E ha fatto tanto bene. Ha fatto tanto bene. Perché era tutta la Chiesa che viveva questo Giubileo, era come un’atmosfera di Giubileo. E le notizie che vengono dalle diocesi parlano di avvicinamento alla Chiesa della gente, di incontro con Gesù, l’incontro … tante cose belle … Io dirò: è stato una benedizione del Signore e anche, non dirò il punto finale, ma un passo avanti grande del processo che è incominciato con il Beato Paolo VI, e poi con San Giovanni Paolo II”.
Francesco De Palma
Latest posts by Francesco De Palma
(see all)