Categorie: FATTI

Dati: Periferie e centro, un Giubileo tra misericordia diffusa e riscoperta del cuore

Sono state diffuse, in questi giorni di fine Anno Santo – domenica prossima la chiusura dell’ultima Porta aperta, quella di San Pietro – le stime relative all’affluenza dei fedeli a Roma per il Giubileo.
Un quadro in chiaroscuro quello che ne risulta: tra i 14 e i 20 milioni i pellegrini giunti nella Città Eterna, ma non tutti per molti giorni, con grande delusione degli albergatori. Del resto l’economia non va a gonfie vele. Del resto in tanti avranno fatto ricorso a forme di ospitalità alternativa. E del resto papa Francesco ha voluto un Giubileo decentrato, diffuso: alla violenza diffusa di questo tempo di guerra mondiale a pezzi deve rispondere una misericordia diffusa, che si piega a consolare e guarire le mille ferite della periferia globale (se si pensa che le diocesi sono quasi 3000 e si moltiplica questo numero per tre, quattro, cinque Porte Sante, si fa presto a comprendere che il pellegrino medio aveva altre possibilità invece di fare un salto a Roma). Non c’è da stupirsi, allora, se questo Anno Santo non è somigliato a quelli del passato, nemmeno guardando agli introiti del settore alberghiero.

Detto questo, i numeri grezzi, non legati alle attività economiche, parlano di un indubbio successo. Solo per fare un esempio – fornito dalla Santa Sede – “il 29 ottobre dalle 7,00 alle 13,30 hanno varcato la Porta Santa di San Pietro oltre 29000 persone. Nel pomeriggio oltre 31000. Il 30 ottobre, al mattino, più di 30000. Nel pomeriggio altri 31000”. Per farne un altro, poi, c’è il caso della basilica di Santa Maria in Trastevere, dove si riunisce in preghiera ogni sera la Comunità di Sant’Egidio (cfr. il seguente link: http://www.santegidio.org/it/preghiera/): un vero e proprio “santuario” cittadino con circa 90000 presenze lungo l’Anno Santo.
Nel contesto di un Giubileo “diffuso”, e quanto mai universale, l’uomo e la donna contemporanei sentono ancora il bisogno di riscoprire il centro della loro vita. In pieno “disordine globale” non pochi avvertono la necessità di una sosta che aiuti a ritrovare l’“ordine” del cuore.


Francesco De Palma



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