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La forza dirompente di un abbraccio. Un breve commento al film “Tutto quello che vuoi”.

Ho trascorso due ore in un cinema a sorridere e a commuovermi guardando “Tutto quello che vuoi”, il nuovo lavoro di Francesco Bruni.
A differenza del precedente “Scialla!”, questa volta il regista, romano di nascita e livornese di adozione, non mette al centro della storia il conflitto generazionale (che pure emerge in tante scene del film), ma piuttosto sembra voler sottolineare la forza dell’incontro e dell’alleanza tra vecchi e giovani, due mondi che la nostra cultura contemporanea vuole a tutti i costi separare, ma che in realtà hanno visceralmente bisogno l’uno dell’altro.
Il film mostra con straordinaria efficacia quanto l’incontro tra questi due mondi trasformi la fragilità di entrambi in una forza dirompente capace di trasformare la realtà.
L’intesa tra Alessandro e Giorgio, i due bravissimi protagonisti (interpretati da Andrea Crapenzano e dal grande regista 87enne Giuliano Montaldo) è perfetta fin da subito. In una relazione in cui, ad un certo punto, non si capisce più “chi aiuta” e “chi è aiutato”, ognuno dei due trova nell’altro quello che, forse, inconsciamente cercava: il ragazzo quella figura di riferimento che non aveva mai avuto, mentre il poeta vecchio e malato, un compagno di avventure capace di restituirgli una nuova “vitalità”.
Alessandro è un ventenne che vive un pò ai margini, senza una grande stima di sé, segnato dal pessimo rapporto con il padre e dalla mancanza della madre perduta in tenera età. Questo ragazzo su cui nessuno sembra avere grandi speranze, rivela invece una grande capacità di cuore, riuscendo, molto più di altri, ad entrare in una comunicazione profonda ed empatica con il vecchio poeta che vive di ricordi confusi, anche a causa dell’Alzheimer incipiente.
L’anziano Giorgio travolge la vita del ragazzo che fin da subito resta colpito dalla sua cultura, i suoi modi di altri tempi, le sue poesie. Il fascino di Giorgio è certamente nell’aver vissuto una vita intensa, immersa nella storia contemporanea, tra il secondo conflitto mondiale, la resistenza al nazi-fascismo e il dopoguerra. Ma la vera “arma segreta” dell’anziano è la sua debolezza che, se da una parte lo costringe ad affidarsi completamente agli altri, dall’altra, trasfigurandosi nell’incontro con il ragazzo, divene una sorta di “superpotere” che lo rende capace di incidere in profondità nella vita di Alessandro.
Nel prendersi cura di Giorgio, accompagnandolo nelle lunghe passeggiate “a braccetto”, aiutandolo con le medicine, ascoltando le sue parole a volte profonde, altre volte confuse, rompendo con la sua compagnia la monotonia delle sue giornate, Alessandro scopre in sé, sia una profondità umana che non pensava di avere, sia l’interesse per ciò di cui non si era mai ritenuto adatto, come la cultura, la storia e la poesia.
Allo stesso modo Giorgio trova in Alessandro qualcuno che lo ascolta, che si appassiona in lui, che lo aiuta a ricomporre, come in puzzle i cui pezzi si erano mischiati in un grande disordine, la trama della sua vita e a ritrovare una nuova energia e una nuova consapevolezza.
Dopo il loro incontro, le vite di Alessandro e Giorgio, non saranno più le stesse e questo potrebbe essere già un bel risultato; ma ciò che caratterizza la particolarità del loro legame è la capacità di cambiare radicalmente la realtà dove entrambi vivono, coinvolgendo in questa dinamica “virtuosa” tutti i personaggi che compongono la storia narrata nel film.
Un film bello, sicuramente da non perdere, il cui messaggio è talmente profondo, da far passare in secondo piano alcune conclusioni, a mio parere, forse un pò affrettate a livello di sceneggiatura, che comunque incidono molto relativamente sull’ottimo risultato finale.
Francesco Casarelli

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  • Una storia bella e coinvolgente, vitale e fantastica dove ognuno di noi si può ritrovare

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