Michelangelo Bartolo – detto Michele – è indubbiamente recidivo: dopo circa due anni, torna in libreria con un nuovo volume: Sognando l’Africa in Sol maggiore.
Ieri sera, nella bella sala della Protomoteca del Campidoglio – con il Colle un po’ in subbuglio per via delle operazioni di polizia che lo avevano appena attraversato – lo ha presentato alla città.
Come in occasione del precedente volume d’esordio – La nostra Africa. Cronache di viaggio di un medico euroafricano – la presentazione è stata affidata ad una équipe di livello: Mario Marazziti, giornalista e deputato; Roberto Gervaso, scrittore e Paolo Masini, assessore capitolino, “moderati” (garbatamente) da Christiana Ruggeri.
Bartolo prosegue il suo racconto di medico “missionario” impegnato nella cura dell’AIDS, in giro per l’Africa, tra Mozambico e Tanzania, Kenya e Malawi, nonché in Africania, dove il pudore chiede di tacere il vero nome dei luoghi ove si svolgono i fatti, i quali – contrariamente a quanto di solito dichiarato nel disclaimer di rito – non sono inventati né casualmente riferiti.
Nel volume si narrano storie minute e divertenti, intriganti ed avventurose, raccontate con passione, ironia e garbo, tanto che quasi ci si dimentica che si sta parlando proprio della lotta ad una delle più terribili malattie conosciute nella storia dell’umanità – l’AIDS – in uno dei continenti meno “attenzionati” del pianeta.
Bartolo è uomo poliedrico: medico angiologo, diventa esperto di telemedicina, che applica con maestria ed intelligenza al contesto africano, consentendo il monitoraggio a distanza in Europa dei tanti pazienti raggiunti dal programma DREAM, di cui egli è attivo animatore. Si è anche “inventato” una onlus che lo affianchi in questo impegno, la GHT, ovvero la Global Health Telemedicine.
Bartolo è uno scrittore, ovviamente, come dimostra inequivocabilmente con questo secondo volume; ma scopriamo – anche se in molti lo sapevamo già – che è pure musicista. C’è una chitarra in copertina ed un Sol maggiore nel titolo, la sua tonalità preferita, quella con cui vivere l’Africa: non con il banale accordo del Do, né con quello malinconico del La minore.
«[I]l timbro chiaro e squillante del Sol maggiore, arricchito da audaci giri di basso, rende tutto più luminoso. […] In Sol maggiore tutto è più chiaro, più limpido […]. In Sol maggiore le vibrazioni sono gioiose e anche se sono stanco il Sol maggiore mi da nuova energia. Sì, l’Africa va vissuta in Sol maggiore».
Paolo Sassi
Su “Avvenire” una serie di articoli ha recentemente approfondito le implicazioni del quesito referendario promosso…
“Nella polvere”, di Lawrence Osborne, appena edito da Adelphi, è ambientato in Marocco, alle estreme…
“Questi sono i nomi” è la traduzione italiana dell’incipit del libro biblico dell’Esodo, è l’intestazione…
La breve biografia di Benjamin Lay, opera di Marcus Rediker, storico e docente all’Università di…
Di fronte alla drammatica crisi - economica, sanitaria, politica e sociale - che sta colpendo…