Categorie: FATTI

Una donna alla guida degli ebrei di Roma

Mentre i quotidiani nazionali si affastellano nel commento e nell’analisi del voto amministrativo nazionale, che secondo alcuni metterebbe in discussione l’egemonia politica di Matteo Renzi, un’altra elezione si è svolta – più sommessamente – nella Capitale: quella per il rinnovo delle cariche nelle istituzioni della Comunità ebraica più antica della diaspora.
I risultati sono stati resi noti nella giornata di martedì: vincitrice è stata Ruth Dureghello, leader della lista Per Israele, che ha guadagnato la maggioranza relativa dei consensi (1680, pari al 44,08%). I voti raccolti non le sono tuttavia ancora sufficienti per essere proclamata Presidente e succedere così a Riccardo Pacifici, per 7 anni alla guida degli ebrei capitolini; alla Dureghello occorrerà associare altri per ottenere la designazione finale, ma è la prima volta – nella ultra bimillenaria storia dell’ebraismo romano – che una donna vien designata alla guida della Comunità.

Ruth Dureghello

Nel complesso, le elezioni sono state caratterizzate da una inedita sfida tra donne: accanto all’unico uomo candidato, Maurizio Tagliacozzo (21,37%), si sono infatti sfidate – con Ruth Dureghello – la nota giornalista Fiamma Nirenstein (22,95%) e Claudia Fellus (11,6%), leader di una lista tutta al femminile.
La necessità di concludere un accordo per la presidenza ed il governo della Comunità – il meccanismo elettorale prevede infatti il premio di maggioranza solo se si raccolgono almeno il 45% dei voti – è stata letta da alcuni osservatori in chiave para-politica, come spesso accade. Ma chi partecipa almeno un poco alla vita delle comunità religiose sa quanto questo approccio – che pure ha le sue ragioni nella vita dei partiti – sia spesso una lente di grande semplificazione, quando non totalmente fuorviante, per la comprensione delle realtà di fede.
Resta ovviamente – e sarà il confronto di queste ore e dei giorni a venire – una certa curiosità per le alleanze e le proposte che la neo-designata leader dell’ebraismo romano vorrà proporre.
Chi ha a cuore le sorti complesse e inquiete di Roma, infatti, specie in questi giorni, sa quanto sia importante il contributo di tutti per la rinascita della capitale.

Il Tempio Maggiore di Roma

La Comunità che avrà in Ruth Dureghello la sua prossima guida ha visto infatti – solo nell’ultimo secolo – la propria vita strettamente intrecciata a quella della città, tra «resistenza e ricostruzione», come ha scritto Andrea Riccardi: dai giorni terribili del 1943 – culminati nella tragedia del 16 ottobre – a quelli faticosi dell’immediato dopoguerra. Dai momenti drammatici dell’attentato del 1982 – che costò la vita al piccolo Stefano Gaj Taché – alla visita di ben due papi al Tempio Maggiore, segno di intesa e partecipazione alla vita della città e del mondo.
La vita esemplare di rav Elio Toaff, in questo senso, è stata una testimonianza eloquente e completa di questa vicendaÈ anche la sfida di una Comunità che – seppure contenuta nei numeri – continua a vivere a Roma una grande e difficile storia, come pure decisive responsabilità di incontro, di futuro, di dialogo.

Paolo Sassi

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