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“Gli Invisibili”. Richard Gere presenta il suo film sugli homeless alla Mensa di Sant’Egidio.

“Lei è un attore famoso, tra i più belli e meglio pagati di Hollywood. Si è considerato credibile nel ruolo di un homeless?”.
“Mi sono posto anche io questa domanda. Sono un attore. Un attore deve sempre porsi questo tipo di domanda ogni volta che interpreta un ruolo. Ho avuto la convinzione di essere sulla strada giusta, quando nelle riprese delle scene finali mi sono trovato a chiedere l’elemosina nel centro di New York, in mezzo a tanta gente. Nessuno si è fermato, nessuno si è accorto di me, tutti mi hanno ignorato. Ecco lì mi sono veramente convinto di essere sulla strada giusta”.
La risposta di Richard Gere alla domanda di una giornalista nel corso della sua conferenza stampa romana, riassume il senso della sua interpretazione del film: Gli Invisibili (Time Out of Mind).
E’ un film indipendente, diretto da Oren Moverman, presentato al Toronto International Film Festival
nel mese di settembre 2014. È stato mostrato anche al Festival dei Giffoni,
il 23 luglio 2014. Il film è uscito in maniera limitata negli USA il 9 settembre 2015. In Italia uscirà nelle sale il prossimo 15 giugno 2016.
La trama del film è semplice: un vagabondo gira senza meta nelle strade di New York, cercando di ripristinare il rapporto con la figlia. E’ lo spunto per aprire una finestra sul mondo delle persone senza casa che affollano le strade delle metropoli moderne. Negli USA sono un vero e proprio popolo, oltre 600mila persone. Anche in Italia questo fenomeno è considerevole: si parla di cifre intorno alle 50mila persone. Sono tanti. Troppi. Eppure questa gente non esiste, è come se fosse trasparente. Nella vita convulsa delle metropoli, tutti vanno di fretta e nessuna si ferma. Sono solo una presenza sullo sfondo, un qualcosa di fastidioso che un pò disturba, e un pò scatena gli istinti peggiori degli esseri umani. Non di rado le cronache parlano di episodi violenza, di reazioni rabbiose e insulse da parte dei cosìdetti “normali” che forse, in questo modo, sperano di cacciare la più tragica delle verità: cioè che tutti, ognuno di noi, nessuno escluso, possiamo finire così. La dura vita delle metropoli, i ritmi forsennati, la solitudine di fronte ai grandi problemi della vita. Non tutti ce la fanno. Qualcuno cede e, gradualmente, da un giorno all’altro, ci si trova “tagliati fuori”, sulla strada, ad affollare le file dei disperati davanti alle mense pubbliche.
E’ questa la storia del protagonista del film interpretato da Richard Gere. Un uomo volutamente senza nome e vinto dalla vita. La malattia e la morte della moglie, l’indebitamento improvviso, la perdita della casa, la depressione e il rifugio nell’alcol. Ecco che si compie il salto nel baratro da dove sembra impossibile uscire. E allora il vagare senza meta, senza uno scopo, lo smettere di esistere nella vita degli altri, il non essere più una persona, ma diventare solo un problema da gestire.
La ricerca disperata di riconquistare un minimo di fiducia da parte della figlia, forse ciò che di più bello gli resta, diventa l’unica sua fissazione, l’unico scopo delle sue giornate, l’unica cosa che lo tiene in vita.
Richard Gere, per la conferenza stampa di presentazione a Roma di questo intenso film, il 9 giugno 2016, ha scelto un luogo particolare: la mensa per i poveri della Comunità della Comunità di Sant’Egidio. Questa mensa, l’unica a Roma a servire pasti nell’orario serale, è oramai un punto di riferimento irrinunciabile per il “popolo della strada”. Migliaia di pasti vengono serviti ad altrettante persone, accolte con calore e amicizia come in una famiglia. Un luogo dove molti poveri si affollano e molti non-poveri scoprono, nel fare servizio in questo luogo meraviglioso, che esiste un senso più profondo della vita: che si è più felice nel dare, che nel ricevere. Ecco allora che chi serve e chi è servito diventano parte di un unico popolo. Per questo a nessuno è apparso strano che molti ospiti fissi della mensa fossero presenti, assieme ai volontari, sia alla conferenza stampa, sia alla proiezione della prima del film. Erano nelle prime file della sala e Richard Gere li ha salutati uno ad uno, con affetto, chiamandoli “amici e fratelli”.
Richard Gere ha risposto con una brillante pacatezza alle domande dei giornalisti mostrando una grande passione sul tema dei poveri dell strade. Ha sicuramente contibuito a scrivere una bella pagina di cinema. quel cinema che non punta solo al profitto commerciale, ma sa essere arte, politica ed impegno civile.
Ad un certo punto ha detto: “Il mio produttore italiano era un pò preoccupato circa il successo di questo film dal punto di vista dei guadagni. Ma poi abbiamo concluso che il vero successo di un film non si misura solo dai guadagni economici che genera. Il vero successo si misura dalla capacità di questo film nel diffondere il bene, nel gettare una luce sui problemi e nel migliorare la realtà”.
E’ forse questa l’economia  su cui puntare nel nostro futuro?
Francesco Casarelli

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