Categorie: FATTI

Chiude il governo Monti. La nuova campagna elettorale e il rischio del déjà vu

Il Presidente Napolitano ha auspicato che la campagna elettorale che si apre venga condotta con il “massimo della misura”.  Comprensibile la preoccupazione, visti i primi segnali che fanno presagire un ritorno al confronto senza esclusione di colpi e alla politica urlata, caratteristica che ha dominato il confronto politico in Italia prima del governo di Mario Monti. Questo aspetto merita una sottolineatura. Anche i più critici dovrebbero riconoscere al governo che si è appena concluso l’indubbio merito di aver ricondotto il linguaggio della politica ad una dimensione più consona alla sua funzione e ad un livello alto, nel rispetto e nel senso di responsabilità di fronte allo Stato e ai cittadini. Aspetto non secondario fra quelli che hanno contribuito a far apprezzare il nostro paese nello scenario internazionale. La memoria corta o le analisi riduttive sull’azione del governo guidato da Monti, rischiano di riportarci al confronto becero e antagonista, allo scontro verbale nello stile deteriore di certa tifoseria sportiva,  alle armi della diffamazione e degli attacchi personali, ai talk-show che rischiano di provocare l’effetto “déjà vu”. Ben sappiamo, e già se ne intravedono i prodromi, che non è solo un problema di forma, ma che alla degenerazione del linguaggio si accompagna immancabilmente quella dei contenuti e delle proposte politiche, che rischiano, sia a destra che a sinistra, di dover cedere al populismo delle promesse irrealizzabili, del prevalere dell’apparire sull’essere, delle proposte semplificate presentate come una “fiction” televisiva, semplice da desiderare, a scapito della complessità delle analisi e delle proposte. Ripiombare in una campagna elettorale polarizzata, giocata su un livello basso, può solo fare del male all’Italia e far crescere l’astensionismo e la disaffezione dalla politica. Un confronto diverso è possibile. Non è solo una questione di stile o di “fair play”, ma si tratta di dimostrare responsabilità politica di fronte ai milioni di elettori che non chiedono solo di essere convinti con la persuasione televisiva, ma di essere rappresentati nei loro desideri più alti di partecipazione civile e politica, nell’interesse del bene comune e dello sviluppo e crescita della nostra nazione. 

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  • Condivido pienamente.
    Dopo vent'anni di "bipolarismo con forme gladiatorie" come l'ha definito oggi il Messaggero, quanto dovremo aspettare perchè la politica italiana si incentri sul confronto fra idee/proposte/visioni per il Paese e non su chi spara a l'altro l'insulto o la frase a effetto più dirompente, ma senza veri contenuti?

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