Categorie: FATTI

Immigrazione: no ad un’Europa-fortezza e ad un Mediterraneo-cimitero

200 vite salvate dalle navi italiane, ma all’appello mancano probabilmente altre 200 vite perse in un Mediterraneo che è diventato un cimitero. Sulla nuova tragedia dell’immigrazione si è espresso Mario Marazziti, deputato dei Popolari Per l’Italia e presidente del Comitato per i Diritti Umani della Camera: ”La nuova tragedia del barcone affondato nel Canale di Sicilia, i nuovi corpi raccolti, che seguono quelli del barcone affondato davanti alle coste libiche, sono un peso per la coscienza europea. Ma c’è il rischio che diventino routine e abitudine se non c’è una risposta corale, che non lasci sola l’Italia nell’opera di soccorso e a fronteggiare il macabro populismo a buon mercato di chi vorrebbe anche interrotta l’azione di grande civiltà dell’operazione Mare Nostrum. Mare Nostrum ha salvato, da ottobre 2013, 20mila persone e ha permesso di arrestare 200 scafisti. Non si può interrompere, deve essere un impegno europeo, ma ancora non è sufficiente. La gran parte di profughi che rischia la morte nel deserto e poi nel Mediterraneo viene da Paesi in guerra e di gravi violazioni di diritti umani, Somalia, Eritrea, Siria, o chi fugge conflitti locali e la destabilizzazione dei propri paesi. Non è un fatto congiunturale ma un dato strutturale. Non è immaginabile ne’ una Europa-fortezza, ne’ un Mediterraneo-cimitero”. ”Per questo – ha sottolineato Marazziti – condivido quanto ha detto il commissario Ue Cecilia Malmstrom invitando il prossimo Consiglio europeo a mettere al centro la necessità di risposte nuove e di maggiore solidarietà europea. E’ necessario creare uffici di immigrazione europei sulla riva Sud del Mediterraneo, anticipare la richiesta di protezione presso le rappresentanze consolari e diplomatiche in Medio Oriente e nel Maghreb, per avviare viaggi sicuri e programmati, non in mano ai trafficanti di vite umane; è da avviare la creazione di campi di prima accoglienza europei anche su territorio italiano per permettere l’asilo non solo nel paese di arrivo ma in tutti i paesi dell’Unione. E può essere avviata in sede Onu la corsia preferenziale per la creazione di campi Onu di accoglienza in Libia e in Tunisia e Marocco, per garantire condizioni di vita meno disperate e più sicure, sotto responsabilità internazionale. L’Italia può portare queste proposte al tavolo europeo”

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