FATTI

I laboratori d’Arte di Sant’Egidio: Non è da tutti essere artisti, disabili e … esporre alla Biennale di Venezia!

Non
é da tutti poter visitare la Biennale di Venezia durante l’anteprima,
non é da tutti farlo da coautori e protagonisti di un’opera esposta, non
lo é specie se considerati da molti solo dei disabili.

É quanto successo ad un gruppo di artisti portatori di “disabiltà” dei Laboratori d’Arte della Comunità di Sant’Egidio
grazie alla collaborazione con l’artista italo brasiliano César
Meneghetti, che ha portato alle video installazioni I/0 _IO É UN ALTRO
esposte alla biennale nel padiglione del kenya nell’isola di San
Servolo.

Tre opere che hanno l’abilitá di mettere in relazione con “un altro” disabile. La prima, “video cabine”,
é un immersione in una camera oscura dove, nella parete di fondo, é
proiettata una raccolta di interviste a persone con disabilità su temi che riguardano tutti:
amore, realtà, normalità, desiderio, arte, verità, solitudine, morte. Il
porre queste domande su temi comuni é giá una rimozione di una barriera
architettonica mentale che nega l’accesso della diversità al nostro stesso mondo.

In questo video, in un’alternanza di parole e volti, i protagonisti si raccontano con semplicità e naturalezza ora facendoci partecipi delle loro difficoltá e umiliazioni (“pensano che non sono capace a giudicare le cose” dice Aniello Bosco), ora condividendo pensieri, speranze e riflessioni, come fa Francesca Scagnoli rispondendo a “cos’é la verità” quando afferma: “dire la verità è averci il cuore libero” e piú avanti aggiunge “voglio parlá con la gente di tante cose!”. O come racconta Giovanni Fenu “l’arte ha superato tutto… a me mi salva l’arte“. Non si può non rimanere stupiti quando Adriana Ciciliani afferma, in un simpatico romanaccio, “io, sinceramente, me sento bene come so’!”.
Nelle
altre due video installazioni l’artista sottolinea come il corpo, la
fisicitá, siano forme di comunicazione; qui gli artisti “disegnano” con i
gesti un sentimento. Colpisce come quei gesti coreografici sembrano
liberare corpi spesso impacciati e limitati nei movimenti a causa dagli
handicap fisici.

Gli artisti dei laboratori d’arte hanno assistito da protagonisti all’inaugurazione che si è svolta sull’isola di San Servolo giovedì 30 maggio con una numerosa partecipazione, più di 150 persone tra cui l’artista ed i curatori dell’opera. “Con quest’opera i disabili hanno cambiato noi!”
ha commentato Simonetta Lux, una delle curatrici dell’opera, e
quest’affermazione è vera per molti dei visitatori che, grazie alle
opere e alla loro presenza, hanno visto negli artisti dei laboratori
d’arte non solo dei “portatori di handicap” ma “portatori di parole e
pensieri” spesso profondi perchè fanno i conti con i limiti e le
debolezze dell’uomo (“un io solo è irrilevante”, Hirseyo Tuccimei in
video cabine).

La
tre giorni veneziana si è arricchita con la visita alla biennale ai
Giardini e all’Arsenale dove gli artisti si sono confrontati con l’arte
contemporanea e le sue espressioni. Una mostra ricca di contenuti e
forme rappresentative, come nel padiglione ungherese dal tema Lanciata ma non esplosa dove
l’artista Zsolt Asztalos, tramite installazioni multimediali, riesce a
metter in mostra alcune bombe trovate ma non esplose in Ungheria durante
la seconda guerra mondiale, o in quello Giapponese dove l’artista  Koki
Tanaka
si interroga sul tema catastrofe e ricostruzione in seguito al
terremoto di Fukushima (solo per citarne alcuni).

Non è mancato lo stupore nel trovare nel padiglione del Palazzo Enciclopedico all’Arsenale le opere di un artista autistico, Shiniki Sawada: una collezione di animali e mostri immaginari creati dall’artista che parla a stento e preferisce esprimersi con l’arte.

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