FATTI

Papa Francesco, Shimon Peres, Abu Mazen, uomini in cerca di pace

Ieri, nei bellissimi
giardini vaticani, si è svolto un incontro storico per i processi di pace fra
Israele e Palestina. Un incontro che ha dell’incredibile se si pensa che è
stato organizzato in appena due settimane di tempo. Un incontro che solo il
carisma di pace di Papa Francesco poteva realizzare. Un incontro che ha messo
in luce l’estremo bisogno di pace di questi due popoli ormai allo stremo.

Fin dall’inizio questo meeting
di pace è sembrato strano, se non bizzarro, perché nato da un semplice invito
fatto anche un po’ per caso. Un invito che molti pensavano solo formale, in un
certo senso dovuto dal protocollo – Papa Francesco ospite in Terra Santa non
poteva non ricambiare l’ospitalità dei due presiedenti israeliano e palestinese
– e che quindi non avrebbe avuto un seguito così immediato e così grande. Ma questo
Papa, che vede lontano e che non fa mai nulla per caso e soprattutto per
protocollo, ha voluto fare questo invito perché veramente crede nella forza pacificatrice
della preghiera. Una forza che fin da subito ha mostrato tutta la sua
incisività facendo mettere in moto una macchina organizzatrice di altissimo
livello.

Così in appena due
settimane i due presidenti Shimon Peres e Abu Mazen si sono incontrati in
Vaticano, alla presenza di Papa Francesco, del Patriarca ecumenico di Costantinopoli
Bartolomeo I e del custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, per
pregare per la pace.

Proprio qui sta la
particolarità di quest’incontro, particolarità che lo ha reso speciale nel suo
genere, ovvero il fatto che i due presidenti non si sono visti per “discutere” sui trattati di pace, ma per “pregare” insieme per la pace. Una
preghiera che il Santo Padre ha chiesto a tutti gli uomini di buona volontà
inviando questo tweet: “Chiedo a tutte le
persone di buona volontà di unirsi a noi nella preghiera per la pace in Medio
Oriente #weprayforpeace
”.
Una Pace che, come ha
detto il Santo Padre, si può raggiungere solo con molto coraggio e con l’aiuto
di Dio: “
Spero che questo incontro sia
l’inizio di un cammino nuovo alla ricerca di ciò che unisce, per superare ciò
che divide. La vostra presenza è un segno di fraternità: Dio oggi ci guarda
come fratelli e desidera condurci sulle sue vie. Abbiamo provato tante volte e
per tanti anni a risolvere i nostri conflitti con le nostre forze e anche con
le nostre armi. Molti, troppi dei nostri figli sono caduti vittime innocenti
della guerra e della violenza, piante strappate nel pieno rigoglio il nostro
dovere di far sì che il loro sacrificio non sia vano. Per fare la pace ci vuole
coraggio, molto di più che per fare la guerra. Coraggio per dire sì
all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al
negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni;
sì alla sincerità e no alla doppiezza


L’incontro è stato
pieno di gesti carichi di significati spirituali e concreti. Dall’incontro a
Santa Marta per avviare nuovamente il tavolo di pace in un clima fraterno e
conciliare, alla preghiera nei giardini vaticani fatta l’uno accanto all’altro
alla ricerca di ciò che unisce e non quello che divide; per finire con il
piantare tutti insieme un ulivo quale segno di riconciliazione.

Diego Romeo

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