DATIPAROLE

L’Italia fotografata dall’ISTAT

Puntualmente è uscita l’edizione
2016 dell’Annuario statistico. Si tratta di voluminoso documento (circa
800 pagine) prodotto dall’ISTAT, disponibile anche online, contenente un patrimonio di dati statistici, generalmente
riferiti al 2015, solido e strutturato e molte chiavi di lettura sui principali
temi ambientali, sociali ed economici che interessano il nostro Paese. Un
articolato ritratto dell’Italia con dati oggettivi che più di tante analisi ci
consentono di comprendere le dinamiche del belpaese. Tanto più che in tanti si
sono soffermati a sottolineare che l’anno appena trascorso è stato l’anno delle
bufale, passate senza soluzione di continuità dalla babele interessata dei siti
Internet dedicati all’opinione pubblica ufficiale. Anche per contrastare un’immagine
contraffatta, contrabbandata per buona (complice la dabbenaggine o l’idiozia di
molti e insospettabili fruitori “attivi” di social, con i loro like e le loro
condivisioni), è opportuno – e doveroso – fare un tuffo nei dati ISTAT.
Impossibile darne interamente
conto, ci limiteremo a segnalarne alcuni in ordine sparso. Non siamo più la
nazione con oltre 8000 comuni. A causa del contenimento della spesa pubblica e
della fusione tra municipi si è ridotto il numero dei comuni: al 31 dicembre
2015 erano passati a 8.046 unità, ulteriormente ridotti a 7.999 nell’aprile
2016. Nel nostro Paese esiste una netta prevalenza di comuni di piccole
dimensioni: al 31 dicembre 2015 il 46,5 per cento non supera i 20 chilometri
quadrati di superficie e il 70,1 per cento ha una popolazione pari o inferiore
ai 5 mila abitanti. Il territorio italiano è caratterizzato da un’elevata
sismicità e nel 2015 la rete sismica nazionale dell’Ingv ha registrato 14 sismi
con magnitudo superiore a 4,0, di cui nessuno ha prodotto danni rilevanti.
Differente il discorso relativo al 2016 caratterizzato da una forte sequenza
sismica nella quale è stato registrato un evento di magnitudo 6,0, avvertito in
tutto il centro Italia. Il 67,9 per cento dei comuni italiani ha un basso grado
di urbanizzazione e raccoglie appena il 24,2 per cento della popolazione, i
comuni ad alta urbanizzazione sono invece solo il 3,4 per cento, ma vi risiede
il 33,4 per cento della popolazione totale.
Interessanti i dati relativi alla
popolazione. Al 31 dicembre 2015, la popolazione residente in Italia è di
60.665.551 persone, oltre 130 mila in meno rispetto all’inizio dell’anno. La
differenza fra le nascite e le morti si conferma negativa (-161.791), mentre
quella fra le iscrizioni e le cancellazioni anagrafiche, sebbene positiva
(+31.730), riesce solo in minima parte a contenere il declino della
popolazione. Anche il saldo con l’estero è positivo (+133.123), ma in
diminuzione rispetto al 2014. Al 1° gennaio 2016 la componente straniera della
popolazione cresce, portandosi all’8,3 per cento del totale dei residenti, con
un incremento tuttavia inferiore rispetto a quello del 2014 (11.716 unità
contro 92.352). Altro che invasione! Nel corso del 2015 prosegue anche il calo
delle nascite: i nati vivi, che nel 2014 erano 502.596, nel 2015 passano a
485.780. La fecondità delle donne passa da 1,39 figli in media nel 2013 a 1,37
nel 2014. Come è facilmente intuibile si tratta di numeri che potrebbero
aiutare ad una serena e pacata riflessione sul tema delle migrazioni. Nel 2015
il numero dei decessi cresce rispetto all’anno precedente e raggiunge le
647.571 unità (49.207 in più rispetto all’anno precedente). Il quoziente di
mortalità, a sua volta, passa dal 9,8 al 10,7 per mille. La speranza di vita
alla nascita (vita media), dopo anni di crescita costante, nel 2015 subisce una
battuta d’arresto, passando da 80,3 anni a 80,1 anni per i maschi e da 85,0 a
84,7 per le femmine. Diminuiscono i matrimoni, passando dai 194.057 eventi del
2013 ai 189.765 del 2014 (quasi 4.300 in meno). Inoltre, nel volgere di
vent’anni il numero medio di componenti in famiglia è sceso da 2,7 (media
1994-1995) a 2,4 (media 2014-2015); a questo corrisponde un aumento delle
famiglie unipersonali, passate dal 21,1 al 31,1 per cento del totale delle
famiglie, e una riduzione delle famiglie di cinque o più componenti, passate
dall’8,4 al 5,4 per cento.
Decisamente degni di interesse i numerosi
dati relativi alla sanità e alla protezione sociale. Ancora in calo i posti
letto ospedalieri, ma in lieve aumento il personale sanitario: nel 2013 negli
istituti di cura del Servizio sanitario nazionale risultano 190 mila posti
letto, 124 mila medici e 268 mila infermieri. Permangono le differenze della
rete d’offerta ospedaliera tra le regioni del Nord e quelle del Mezzogiorno:
sono 3,6 i posti letto ordinari ogni mille abitanti nel Nord contro i 2,8 nel
Sud. Sono 599.696 i decessi nel 2013, il 66,5 per cento dei quali dovuti a malattie
del sistema circolatorio e tumori. I suicidi, che rappresentano lo 0,7 per
cento dei morti, nel 2013 sono 4.291, uomini nel 77,4 per cento dei casi. I
presidi residenziali sono, nel 2013, 12.261 e ospitano 367.485 persone, in
prevalenza anziani. Dopo quattro anni di decremento, si registra un aumento,
rispetto al 2012, sia degli ospiti (+3,6 per cento) sia dei posti letto (+3,1
per cento), la cui disponibilità passa così da 6,2 a 6,3 unità ogni mille
abitanti. Il numero di prestazioni pensionistiche è in progressiva diminuzione,
mentre la relativa spesa è in aumento: sono 23,2 milioni le pensioni erogate
nel corso del 2014 (-0,5 per cento rispetto al 2013), 3,8 ogni 10 residenti,
per una spesa complessiva di quasi 277 miliardi di euro (+1,6 per cento), pari
al 17,2 per cento del Pil. Il loro importo medio annuo è di 11.943 euro, circa
245 euro in più rispetto all’anno precedente.
Differentemente dalla percezione
comune, il sistema della giustizia civile ed amministrativa registra
incoraggianti segnali positivi. Nel 2014 sono in lieve diminuzione (-2,7 per
cento rispetto all’anno precedente) i delitti denunciati dalle forze di polizia
all’autorità giudiziaria, fra questi diminuiscono gli omicidi volontari
consumati (-5,4 per cento) e le violenze sessuali (-5,1 per cento). Si
registrano in diminuzione anche lo sfruttamento e favoreggiamento della
prostituzione (-6,0 per cento) e, tra i delitti contro il patrimonio, le rapine
(-10,3), le truffe e frodi informatiche (-5,2) e la ricettazione (-1,3).
Risultano invece in aumento, rispetto al 2013, gli omicidi tentati (+2,3 per
cento), i furti (+1,2 per cento) e soprattutto le estorsioni che aumentano del
19,4 per cento, confermando il trend in crescita già osservato negli anni
precedenti. Nel 2015 l’indice di affollamento nelle carceri in Italia, ovvero
il rapporto percentuale tra detenuti presenti e posti letto previsti, è pari a
105,2 (-3 punti percentuali rispetto al 2014), dato che conferma il trend
decrescente degli ultimi anni. I detenuti presenti sono tossicodipendenti in
più di un quarto dei casi (25,8 per cento), donne nel 4,0 per cento dei casi e
stranieri nel 33,2 per cento dei casi. Quelli che svolgono un’attività
lavorativa sono il 29,8 per cento.
Nell’anno scolastico 2014/2015
diminuisce per il quinto anno consecutivo il numero di studenti iscritti nelle
scuole di diverso grado e ordine: sono 34.426 gli alunni in meno rispetto
all’anno scolastico precedente, portando gli iscritti a 8.885.802.
Nel 2015 gli occupati aumentano
di 186 mila unità, portando il tasso di occupazione per la popolazione di 15-64
anni al 56,3 per cento, molto inferiore al dato Ue (65,6 per cento). Ad
aumentare sono i dipendenti (+1,2 per cento) mentre diminuiscono gli
indipendenti (0,4 per cento). Nonostante la crescita degli occupati prosegua
anche nei primi due trimestri del 2016 (+341 mila unità rispetto al primo
semestre 2015), i livelli dell’occupazione restano ancora al di sotto dei
livelli pre-crisi. Il tasso di disoccupazione, per la prima volta dopo sette
anni di crescita, nel 2015 flette assestandosi all’11,9 per cento.
Alcuni dati segnalano una decisa
voglia di partecipazione culturale. Nel 2015 gli istituti museali statali hanno
registrato oltre 43 milioni di presenze, in deciso incremento rispetto al 2014
(+6,2 per cento). Il 63,4 per cento delle visite ha riguardato strutture del
Centro Italia, concentrate in particolare in Toscana, regione che raccoglie da
sola quasi il 16 per cento del totale dei visitatori. Tuttavia, nel 2016
riprende a diminuire la quota di lettori, più per i quotidiani (-3,2 punti
percentuali rispetto al 2015) che per i libri (-1,5 punti percentuali). L’uso
del personal computer rimane stabile, mentre la navigazione in Internet
coinvolge sempre più persone di anno in anno anche tra gli utilizzatori
giornalieri.
I dati del 2016 confermano una tendenza
in atto da tempo, che vede le percentuali di partecipazione al voto e alla vita
politica ridursi progressivamente. In particolare, aumenta la quota di coloro
che non si informano mai di politica, che raggiunge il 24,5 per cento.

Questo e tant’altro è presente
nell’Annuario statistico, corredato da numerosi grafici, indicatori e da un ampio set di
metadati.
Antonio Salvati

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