CHIESAEVENTI

La pena di morte è sempre inammissibile

Il 1 agosto 2018 Papa Francesco
ha modificato il n. 2267 del Catechismo della chiesa cattolica, sul quale tanto
si era dibattuto in passato. Oggi la pena di morte viene definita «inammissibile», in quanto «attenta all’ inviolabilità e dignità della
persona»
; chiedendo l’impegno dei cattolici a battersi «per la sua abolizione in tutto il mondo».
Si tratta di un’importante novità. Infatti, la Chiesa Cattolica, pur avendo
abbandonato da tempo la dottrina tradizionale della liceità indiscussa della
pena di morte (lo Stato Pontificio la praticò fino alla vigilia del 20
settembre 1870 e il codice penale vaticano la previde fino al 1969), con gli
ultimi Papi, si era limitata a sconsigliarne l’utilizzo. senza mai decretarla «inammissibile». Fino a ieri quel testo del
Catechismo ammetteva che i casi di assoluta necessità di soppressione del reo
erano «ormai molto rari, se non
addirittura praticamente inesistenti
». “Oggi” Francesco ha modificato quel
dettato ed escluso in ogni caso la liceità della pena di morte, escludendo ogni
forma di giustificazione e di ambiguità.
La decisione di Papa Francesco è
stata accolta con entusiasmo dalle organizzazioni abolizioniste. La Comunità di
Sant’Egidio – da anni promotrice di campagne contro la pena di morte in tutto
il mondo – ha espresso “riconoscenza
e soddisfazione
“, ribadendo di sentirsi “ulteriormente coinvolta in questa battaglia di civiltà e di umanità e
convinta che un giorno la pena capitale scomparirà dagli ordinamenti giuridici,
come già sta avvenendo in tanti Paesi, specialmente in Africa, a esempio
dell’Europa unico continente che finora ha bandito la pena di morte”
.
Marco Impagliazzo ha
significativamente affermato che «davanti
al “culto della morte” espresso dal terrorismo, dalla violenza
diffusa o dalla guerra a pezzetti, combattere la pena di morte significa
ribadire il senso della vita e contestare la logica della morte. Il nichilismo
che c’ è dietro a chi si batte per togliere la vita agli altri non è
contestato, ma avvalorato dalla pena di morte. Essere contrari alla pena di
morte è confermare le ragioni della vita: la vita è più forte di tutto e la
storia non è stata scritta per sempre. Esiste umanità finché c’ è vita, anche
poca, anche debole, anche limitata. Così come rispettiamo la vita in tutte le
sue forme, così dobbiamo credere anche che la vita del condannato può avere un
valore. Chi siamo noi per giudicare quanta vita è rimasta e quanto vale? Una
nazione che abolisce l’ uso della pena capitale, è una nazione che non ha posto
limiti al futuro, che dà ai propri cittadini un segnale di speranza: nulla è
già scritto o è irreversibile. Essere contro la pena di morte rappresenta una
vigilanza continua sul nostro pensiero e sulla società: un modo per sottrarsi
al sonnambulismo che porta al disinteresse alla vita degli altri o,
addirittura, a negare un possibile cambiamento».


Alle Nazioni Unite ci sono state
prese di posizione significative. L’appoggio alla moratoria universale della
pena capitale ha visto, in questi ultimi anni, una crescente maggioranza dei
Paesi votare a favore. L’appuntamento è per il prossimo mese di dicembre quando
l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sarà chiamata ad approvare una nuova
Risoluzione per una Moratoria Universale della pena capitale. Oggi, la
decisione del Papa rappresenta un forte incoraggiamento a tutti coloro che nelle
diverse parti del mondo sono impegnati perché la pena di morte sia finalmente
abolita. Non è da escludere che favorirà un ulteriore allargamento dei consensi
per la Moratoria Universale della pena capitale.
Antonio Salvati

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