FATTI

Bergoglio in Turchia, ovvero l’ecumenismo della preghiera e dell’amicizia

Molti hanno avuto occasione di commentare e ragionare sulle recenti giornate di papa Francesco, dalla breve ma intensa visita al cuore dell’Europa – su cui ha qui ben scritto Francesco de Palma pochi giorni or sono – alla visita in Turchia, conclusasi da poche ore.
In effetti, sia i discorsi che i gesti di Bergoglio sulla scena internazionale in questa metà novembre meritano più di una riflessione, carichi come sono stati di significati e prospettive per molti versi inedite.
Mi soffermerò solo su uno degli aspetti toccati durante la tre giorni turca: l’ecumenismo.
Papa Francesco e il pastore Traettino
Era stato già notato, lo scorso mese di luglio, come il taglio dei rapporti ecumenici del papa argentino fosse invero originale nel quadro ormai consolidato delle relazioni intercristiane dopo il Concilio Vaticano II: fu in occasione dell’inattesa visita alla comunità pentecostale del pastore Giovanni Traettino, quando – nella sorpresa generale – Francesco volle incontrare il suo amico evangelico e la comunità da questi guidata.
Questa volta, l’incontro col patriarca Bartolomeo non è inatteso, ma resta assolutamente originale. I due si erano già incontrati altre volte e Bartolomeo è stato anche – emblematicamente – accanto a Francesco nella preghiera a Roma per la pace in Medio Oriente.
Ma la visita resa a Istambul, con la partecipazione del papa alla liturgia ortodossa, quell’abbraccio inchinato a chiedere la benedizione dell’Oriente cristiano, la dichiarazione comune a difesa ancora una volta dei cristiani in Medio Oriente, sono qualcosa di più di un accordo: sono la manifestazione di una sintonia profonda tra credenti e di una amicizia che può contribuire a cambiare radicalmente lo stile e la cifra delle relazioni intercristiane.
È uno dei tratti salienti dello stile di Bergoglio, quello di costruire a partire dalle relazioni di sincera amicizia con tanti, indubbiamente un carisma personale di questo pontefice. Così, il papa argentino stupì il moderatore della chiesa valdese Eugenio Bernardini raccontandogli della sua amicizia personale a Buenos Aires col pastore e professore di teologia Norberto Bertòn, anziano e non più autosufficiente, accolto da Bergoglio in una casa della diocesi.
Attesa per la visita del papa agli armeni di Turchia
Infine: non so se papa Francesco abbia avuto occasione di incontare in passato il patriarca armeno di Costantinopoli Mesrob Mutafian, da tempo gravemente malato e ricoverato presso l’ospedale del Santo Salvatore di Istanbul. Certo è però che la sua visita al capezzale del capo spirituale della nazione che ebbe a subire – quasi cento anni fa – il primo genocidio della storia del Novecento è un segno di grande eloquenza e commozione.
Nessuna immagine è stata diffusa della visita, ma sono certo che questo gesto rimarrà impresso a lungo nella memoria di quanti non sono insensibili al linguaggio amorevole dei gesti.

Paolo Sassi

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