Che fine hanno fatto i bambini della Siria?
Purtroppo in una guerra chi paga il tributo più grande sono sempre i bambini. A loro viene negato il futuro e la felicità, viene negato il diritto ad andare a scuola o a giocare per strada. Spesso rimangono orfani e sono costretti a vivere per strada, dove violenza e povertà la fanno da padroni.
Insomma quando si inizia una guerra bisognerebbe sempre pensare a che fine fanno i bambini.
Se poi alla guerra si unisce il fanatismo politico-religioso, come in Siria o in Iraq, allora la loro sorte, se è possibile, diventa ancora più orribile. In questi conflitti, infatti, i bambini non sono solo costretti a subire le privazioni della guerra, ma vengono anche rapiti (o comprati) per essere trasformati in “bambini soldato” da usare come kamikaze o come scudi umani, contro il nemico.
La denuncia arriva da un’associazione clandestina, la Raqqa is Being Slaughtered Silently, che opera in Siria e all’estero e che ha come scopo quello di far conoscere al mondo gli orrori perpetrati dall’Isis.
A Raqqa, e nella sua provincia, l’Isis ha chiuso tutte le scuole, conscia che la cultura è la sua peggior nemica ed ha instituito ben cinque campi di addestramento militare specifici per bambini e ragazzi: al-Sherkrak, Al Zarqawi Camp, Osama Bin Laden Camp, Al-Sharea e Al Talea. Campi di morte dove i bambini vengono indottrinati (con false promesse di gloria e ricchezza) e preparati a morire (spesso in attacchi suicidi).
Una piaga che rischia di degenerare creando un nuovo esercito di fanatici al soldo del Califfato dell’Isis e a cui l’occidente dovrebbe guardare con più preoccupazione.
Diego Romeo
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