Bari, 8 agosto 1991
Tra pochi giorni saranno trascorsi 25 anni da quando l’Italia si rese conto per la prima volta di essere una “terra promessa” per tanta povera gente.
L’8 agosto 1991 (dopo circa 9 mesi dalla caduta del regime comunista in Albania) la nave mercantile Vlora, con a bordo circa 20.000 cittadini albanesi poveri e disperati, attraccava porto di Bari, al Molo Carboni, quello più lontano dalla città.
A tutt’oggi, quello della Vlora, rappresenta il più grande sbarco di migranti mai avvenuto in Italia con una sola imbarcazione.
Le immagini della nave carica di gente fino all’inverosimile furono uno shock; si cominciò subito a parlare di invasione, di emergenza, di “non possiamo permetterci di accogliere tutti”.
Gli italiani incontrarono per la prima volta, dopo la seconda guerra mondiale, questi nostri vicini di casa poveri e un pò straccioni che fuggivano da un paese a pezzi, dopo una lunga storia di dittatura e isolamento. Gli albanesi fuorno subito guardati con diffidenza e una punta di disprezzo. L’immagine caricaturale e sbagliata dell’albanese un pò “trafficone” e attratto dall’illegalità iniziò ad affermarsi tra i nostri connazionali; fin da subito alcune forze politche sfruttarono questa emergenza per attrarre consensi, facendo leva sulle paure e sui sentimenti xenofobi.
Gli albanesi per l’Italia erano un pò dei “marziani”. L’Albania così vicina geograficamente, era in realtà lontanissima sia dal punto di vista storico, sia da quello culturale.
La lunga dittatura isolazionista di Enver Hoxha aveva ridotto il paese allo stremo. Nonostante la povertà e le sofferenze della popolazione, il regime comuniista sopravvisse circa 6 anni alla morte del dittatore e 2 anni dalla fine del blocco dell’Est-Europa, culminato con le rivoluzioni del 1989.
Gli anni ’90 furono per gli albanesi la riconquista della libertà e il risveglio da un sogno delirante durato quasi mezzo secolo a causa di un regime duro e spietato.
L’Italia, anche grazie alle trasmissioni televisive della RAI captate aldilà dell’Adriatico, era il luogo del benessere, delle opportunità, la speranza di riscatto dalle sofferenze e dalla miseria, il sogno di una vita migliore.
Quello che accadde con la Vlora va compreso inserendolo nel clima inquieto, post-dittatura, che regnava nell’Albania di quegli anni.
La Vlora era una nave mercantile costruita all’inizio degli anni ’60 nei cantieri navali di Ancona. Dopo vari passaggi fu acquisita da una scoietà mista albanese, con partecipazione cinese, avente sede a Durazzo.
Il 7 agosto 1991 era appena rientrata nel porto di Durazzo proveniente da Cuba, con un carico di zucchero, quando fu assaltata da una grande folla di gente che costrinse il comandante Halim Milaqi a salpare per l’Italia.
Sono molti a dire che quel che avvenne fu il frutto di un’improvvisazione. Vi fu un passa-parola generale tra la popolazione circa la presenza di una nave pronta a partire e in tanti si diressero velocemente, senza neanche un minimo di bagaglio, verso il porto e la presero d’assalto.
Nell’Albania di allora erano tantissimi, praticamente tutti, quelli che volevano lasciare il paese.
La disperazione mista a quella vena di “follia balcanica” che contraddistingue questi mondi aldilà dell’Adriatico, fecero il resto.
La nave, carica di gente oltre misura, si diresse inzialmente al porto di Brindisi; lì, a motivo dell’enorme numero dei suoi passeggeri, fu respinta e reindirizzata al porto di Bari.
A causa del carico ingente il viaggio da Brindisi a Bari durò oltre sette ore.
Giunto al porto di Bari il comandante vi entrò con la forza senza aspettare il permesso di attraccare; disse in seguito che molte persone trasportate stavano male ed erano in pericolo di vita.
La folla sbarcò in modo caotico ripresa dalle telecamere televisive. Molti si gettarono direttamente in mare. Altri baciarono la terra gridando in un italiano stentato: “Libertà! siamo liberi!”.
Al porto brillarono per la loro assenza le autorità dello Stato e della Protezione Civile. Erano in vacanza.
Iniziarono comunque con fatica e in modo disorganizzato le operazioni di accoglienza.
Lentamente gli italiani impararono negli anni a conoscere gli albanesi, ad abituarsi alla loro presenza e, con il tempo, la maggior parte di quelli che restarono in Italia, si integrarono benissimo nel nuovo contesto.
Lentamente gli italiani impararono negli anni a conoscere gli albanesi, ad abituarsi alla loro presenza e, con il tempo, la maggior parte di quelli che restarono in Italia, si integrarono benissimo nel nuovo contesto.
Oggi gli albanesi sono una delle nostre minoranze più consistenti e contribuiscono in modo positivo, con il proprio lavoro, alla nostra economia.
L’Albania è un paese stabile che ha fatto notevoli progressi. I giovani albanesi di oggi sono meno attratti dall’Italia, ma il loro sogno di futuro è rivolto verso i paesi dell’Europa del Nord.
La vicenda della Vlora deve essere ricordata perchè rappresenta un esempio in cui l’accoglienza di migranti, profughi o rifugiati, seppur in un’iniziale situazione di emergenza e difficoltà, non ha portato nessun dissesto alla nostra società anzi, in qualche modo, nella prospettiva del lungo termine, è stata un arricchimento.
Francesco Casarelli
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