FATTI

Nizza. Se non si guardano gli occhi dei bambini, ma i demoni che si hanno dentro

L’orrore dell’attentato di Nizza.
I tantissimi morti. E la modalità della strage: per fare una carneficina non serve nessun’arma, basta un camion, basta un uomo disumano, basta il “fai da te”. E la paura che si insinua, e l’idea che ci saranno altri folli che vorranno emulare quel folle.
Perché, come dice Oliver Roy, Bouhlel ha vissuto l’improvvisa radicalizzazione del suo disastro personale. Ma quanti disastri personali il nostro mondo conosce? Il problema, dice ancora Roy, è che “una volta i matti pensavano di essere Napoleone, oggi pensano di essere l’ISIS”. “Era uno squilibrato”, ha aggiunto Todorov: “e gli squilibrati sono prede facili. Questa è la nuova frontiera del terrore, e c’entra poco con la religione”. 
Mohamed Lahouaiej Bouhlel era un instabile, figlio del nostro tempo – anche se questo non ci piace ammetterlo – capace di fare zapping della sua vita, e passare in un attimo – ha detto qualcuno che frequentava il suo stesso corso di danza caraibica – dalla salsa al jihad (“Era un bon viveur. Le assicuro: non aveva nulla di un musulmano praticante. Davvero nessuno di noi poteva immaginare che potesse passare in qualche giorno dalla salsa alla jihad”).
Ad accrescere il male di Nizza, a farlo bruciare dentro, è anche l’alto numero di bambini e ragazzi coinvolti. Almeno dieci già morti, 54 ricoverati in ospedale, qualcuno che lotta tra la vita e la morte all’ospedale pediatrico di Nizza o al “Pasteur”. La bambola rosa accanto a un corpo ricoperto da un telo argentato è una delle immagini più strazianti della tragedia. 

Mi viene in mente un bel libro, di Mario Giro, uno dei più acuti osservatori del mondo delle banlieues e dei percorsi dei jihadisti “di casa nostra”. Il libro è “Gli occhi di un bambino ebreo. Storia di Merzoug terrorista pentito”.
“Davanti a me, a dieci metri”, ricorda Merzoug nel libro, “c’era la gente che dovevo colpire. Ma al momento di fare fuoco, gli occhi di alcuni bambini ebrei si sono voltati verso di me e mi hanno fissato, con uno sguardo di purezza, d’innocenza. Improvvisamente, qualcosa nel più profondo del mio cuore, che non so spiegarmi bene, mi ha fatto cambiare idea”, confessa il terrorista che ha saputo fermarsi all’ultimo momento.
E’ quanto Bouhlel, drogato dai mille pensieri, vecchi e nuovi, che lo ossessionavano, non ha invece saputo fare. 
Se Merzoug – foreign fighter francese, che preparava un attentato in Marocco -, guardando dei bambini, era riuscito a tornare uomo, Bouhlel, non ha visto dei bambini, ha spento la pietà, ha visto e seguito solo i demoni che gli offuscavano la mente e lo sguardo.

Francesco De Palma
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