FATTI

Aylan piccolo profugo siriano

Aylan

Due anni fa il corpo del piccolo Aylan veniva trascinato dalla corrente sulle spiagge di Bodrum in  Turchia. Un immagine che è rimasta profondamente impressa nel nostro immaginario. Un piccolo bambino siriano, che poteva essere uno dei nostri figli, moriva in mare cercando di arrivare, assieme ai genitori, in un paese migliore (o almeno senza la guerra) dove crescere felice come tanti suoi coetanei, che a differenza sua hanno avuto la fortuna di nascere nella parte giusta del mondo.
Un simbolo che è rimasto dentro di noi, ma che purtroppo abbiamo scelto di far tacere… da due anni a questa parte, infatti, molto poco è cambiato e ancor meno è stato fatto per aiutare i profughi che ogni giorno sfidano la fortuna inziando i famosi “viaggi della speranza”. 
Ancora troppe persone muoiono in mare, colpevoli solo di cercare un posto migliore per se e per i propri cari. 
Fortunatamente questo grido non è rimasto del tutto inascoltato, molte organizzazioni non governative hanno avviato dei progetti per aiutare i migranti ad arrivare nel nostro paese in sicurezza. Progetti che hanno trovato un parere favorevole anche da parte del governo, come nel caso dei “corridoi umanitari”. 
A questo si unisce il richiamo costante di Papa Francesco, che ci ricorda sempre come il valore dell’accoglienza verso chi fugge dalla guerra e dalla fame è uno dei valori più sacri, non solo del cristianesimo, ma del viver civile.
Per sottolineare ancora di più indissolubilmente il legame profondo tra lo scandalo della fame e le migrazioni il Papa ha donato alla FAO, durante la sua visita ufficiale, una scultura dell’artista trentino Luigi Prevedel, che non è solo un opera d’arte ma è un vero e proprio monito verso l’indifferenza. perché quando un bambino muore tutto il mondo dovrebbe versare lacrime amare.
Diego Romeo

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