FATTI

Ripresi i colloqui di pace per Mindanao: forte volontà di tutte le parti

Da Kuala Lumpur (Malaysia)
Alberto Quattrucci, delegato della Comunità di Sant’Egidio, membro dell’International Contact Group dei colloqui per la pace nel Sud delle Filippine, offre un quadro aggiornato della situazione del processo di pace dopo i sanguinosi scontri avvenuti a Maguindanao alcuni giorni fa.



Pace a Mindanao – 4 giorni dopo il drammatico incidente avvenuto a Maguindanao tra le forze di polizia filippine e i combattenti del BIFF e del MILF (uccisi 49 poliziotti e 15 combattenti del Fronte di Liberazione oltre molti feriti … ) si incontrano in Malesia le 2 parti: il Governo Filippino e i rappresentanti del Moro Islamic Liberation Front: lavorano insieme a Kuala Lumpur per continuare l’implementazione del Processo di Pace a Mindanao.
L’incontro di negoziazione era già previsto dal precedente round dello scorso novembre, anche se la data era stata fissata 10 giorni fa, quando ancora, tuttavia, nessun incidente di grande rilevanza era mai più avvenuto dopo la storica firma del 27 marzo del 2014 al Palazzo Presidenziale di Manila, Malacañang, che riconosceva un largo accordo tra il Governo filippino e l’MILF nella prospettiva dell’autonomia di Bangsamoro, parte della martoriata isola di Mindanao. Da allora era continuato il lavoro di dialogo tra le parti, aiutato da diverse iniziative parallele, tra cui – forse la più ampia dal punto di vista della partecipazione popolare – quella del Convegno “Peace is Living Together” promosso dalla Comunità di Sant’Egidio insieme al Card. Orlando Quevedo nello scorso giugno 2014 a Cotabato.
La firma di Malacañang poneva ufficialmente fine alla lotta armata tra l’MILF e le forze governative mentre avviava il processo di definizione della Bangsamoro Basic Law (la Costituzione dell’Autonomia nascente) che sarebbe poi stata sottoposta al Congresso filippino nell’ottobre 2014 con la fiducia di una approvazione entro la fine del 2014 / inizio del 2015. In realtà l’opposizione al Processo di Pace si dimostrava forte all’interno del parlamento filippino, soprattutto al Senato. Questo ha significato un notevole ritardo ella discussione della BBL.
La sensazionale visita di Papa Francesco nelle Filippine, oltre ad un profondo valore pastorale, umano e culturale per tutta l’Asia e per il ruolo delle Filippine nella regione asiatica, ha manifestato un notevole incoraggiamento e sostegno per lo stesso Processo di Pace. Le parole del papa a Malacañan rivolto alle delegazioni diplomatiche sono state estremamente esplicite: “Confido che i lodevoli sforzi per promuovere dialogo e cooperazione tra i seguaci delle diverse religioni porteranno frutto nel perseguimento di questa nobile finalità. In modo particolare, esprimo la mia fiducia che il progresso compiuto nel portare la pace nel sud del Paese produrrà soluzioni giuste in accordo con i principi fondanti della nazione e nel rispetto dei diritti inalienabili di tutti, comprese le popolazioni indigene e le minoranze religiose.” (Manila, 16 gennaio 2015).
Purtroppo 9 giorni dopo – le interpretazioni e le voci sono diverse, tutto è ancora abbastanza avvolto nel mistero – si è trattato di una macchinazione organizzata dagli “oppositori”al Processo di Pace (molti dei quali sono all’interno dello stesso Congresso …) per dimostrare che la firma di marzo è stata inutile, o di un ingenuo quanto drammatico incidente dovuto all’assenza di comunicazione di una azione di polizia governativa … – sta di fatto che all’alba di domenica 25 gennaio si è verificato uno scontro a fuoco nei confronti di circa 90 poliziotti che hanno invaso una zona di confine nella regione di Maguindanao, a nord di Cotabato, allo scopo di catturare due terroristi ricercati: Zulkifli Bin Hir e il membro del gruppo eversivo “Abu Sayyaf” Basit Usman, i quali il MILF non sapeva si trovassero nella zona. L’azione inoltre si è svolta senza alcuna comunicazione preventiva non solo all’ International Decommisioning Body, ma alle stesse autorità militari filippine. Lo ha ammesso questa mattina lo stesso capo della polizia, che si è assunto la responsabilità dell’avvenimento, dicendo che era necessario mantenere il segreto dell’azione prevista.
Il risultato è stato una reazione violenta del BIFF (Bangsamoro Islamic Freedom Fighters) da una lato e del MILF (Moro Islamic Liberation Front dall’altro. Sono morti 49 poliziotti e 15 combattenti dei due fronti, oltre moltissimi feriti.
I numerosi comunicati – primo tra tutti quello del presidente della Conferenza Episcopale Filippina, Mons. Villegas, quindi quello del Presidente Aquino e del Capo del MILF Murad – hanno tutti condannato l’incidente avvenuto ed ogni forma di violenza e riaffermato l’impegno deciso a continuare il processo di pace. C’è anche tuttavia da sottolineare che non poche sono state le dichiarazioni che, prendendo proprio spunto dall’avvenuto, hanno manifestato la loro opposizione ad ogni forma di riconciliazione e di dialogo e – particolarmente all’interno del Congresso – hanno dichiarato la sfiducia in ogni forma di dialogo con il Fronte Islamico, contrariamente alla firma di marzo 2014, fondamentale per continuare la formazione dell’Autonomia di Bangsamoro e il processo di pace stesso. Prima fra tutte quella del Senatore Ferdinand Marcos Jr. (che poi ne ha rilasciata una seconda più moderata …) che ha deciso di bloccare la discussione – quindi la possibilità di approvazione – della BBL, necessaria per procedere al plebiscito e quindi alle elezioni del Parlamento di Bangsamoro, che erano previste entro quest’anno.
E’ possibile che qui giochi un suo ruolo l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali del 2016 alle quali, così sembra, il senatore Marcos voglia presentarsi e il fallimento del prodotto del Presidente Aquino potrebbe tornare suo favore …
In questo quadro si è aperto quest’oggi alle 14.00 (ora di Kuala Lumpur) il Round di discussione tra i due Panel (MPH e MILF) che si è trovato a fare i conti – prima di affrontare i punti già in agenda da diverso tempo – con il drammatico avvenimento del 25 gennaio.
Si è subito respirata un’aria di dialogo e di comune responsabilità di fronte all’avvenuto. I due capi delegazione (Miriam Coronel Ferrer per il Governo e Mohangher Iqbal per il Fronte di Liberazione) hanno pronunciato le loro dichiarazioni ufficiali a cui hanno fatto seguito gli interventi di due esperti delle parti che han fornito una versione, piuttosto concorde, sullo svolgimento dei fati corredata anche da dati e da immagini. Si è passato quindi ad  affrontare i punti di discussione attinenti in particolare al processo di implementazione della pace, con particolare attenzione agli aspetti riguardanti la sicurezza nella diverse aree.
Dopo cinque ore intense di lavoro si è passati alla scrittura di un Comunicato congiunto – il primo “Joint Statement” in mezzo a tanti singoli comunicati di questi ultimi giorni … – che è stato firmato dalle parti questa sera alle ore 20.30 (ora di Kuala Lumpur). I lavori continueranno tutta la giornata di domani e la mattinata di sabato 31 gennaio, per concludersi con una Conferenza Stampa congiunta.
Il Processo di Pace continua e la pace è sempre possibile. Il ruolo dell’International Contact Group – gruppo ibrido formato da rappresentanti di Ambasciate e di movimenti internazionali religiosi – diventa oggi sempre più importante. Si dimostra fondamentale l’intuizione di diffondere la partecipazione al processo di pace (è stato questo lo spirito della Conferenza di Cotabato del giugno scorso, promossa dalla Comunità di Sant’Egidio) e del ruolo determinante che le stesse realtà religiose possono giocare sul terreno per sviluppare consenso, conoscenza reciproca e partecipazione. Insieme alle decisioni politiche giuste (libere da interessi particolari e tanto più da ogni forma di corruzione …) questa processo di riconciliazione allargato a tutti, questa “pace popolare” a Mindanao è la grande garanzia che ogni episodio di violenza possa spegnersi di fronte ad una nuova cultura del vivere insieme, una cultura della pace come il vero “bene comune” per tutti.
In questo quandro la Comunità di Sant’Egidio, mentre continua ad impegnarsi in un dialogo intenso all’interno del negoziati, sta promuovendo in collaborazione con il cardnale Orlando Quevedo, arcivescovo di Cotabato e con diversi rappresentanti religiosi, una serie di “Conferenze Popolari di Pace” che si svolgeranno in zone diverse dell’isola di Mindanao nella prima parte del prossimo mese di maggio. Tali incontri prevedono una larga partecipazione di comunità indigene e di ogni minoranza presente a Mindanao, nello spirito delle parole e del desiderio di Papa Francesco in occasione della sua visita.

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