Un rom al campidoglio: una significativa testimonianza a “Insieme per l’Europa”
Vivere insieme è possibile. Lo ha testimoniato Branco, un Rom intervenuto alla manifestazione “Insieme per l’Europa” che si è svolta oggi sulla piazza del campidoglio a Roma in contemporanea con Bruxelles e altre 130 città europee e alla quale aderiscono oltre 300 movimenti e comunità di diverse confessioni cristiane per testimoniare che l’Europa non è solo unione di mercato, ma anche della fraternità e del vivere insieme in solidarietà e pace. Molto significative le parole di Branco che riportiamo quasi integralmente:
“vivevo di elemosina, ma sono andato a scuola grazie agli amici della comunità di Sant’Egidio che mi hanno sempre aiutato, voluto bene e sostenuto. Non tutti i bambini Rom hanno questa fortuna. … oggi sono sposato con una ragazza gaggè cioè non rom, e sono padre di un bel bambino e lavoro da otto anni come cameriere. All’inizio è stata dura, dovevo lavorare in nero perché non avevo i documenti italiani. Quante volte mi hanno sbattuto la porta in faccia quando ho detto che ero un Rom. Quella del lavoro è stata una svolta, la svolta della mia vita. Ero cresciuto, avevo finito la terza media, ma volevo pensare al futuro così mi sono impegnato molto. Non è stato facile, ma non mi sono mai vergognato di dire che sono uno zingaro. Certo sarebbe stato molto più facile, avrei avuto meno problemi, ma volevo che la gente capisse che noi Rom siamo persone come tutte, gente brava e mono brava, come tante persone di questo mondo.
Oggi lavoro in un grande ristorante al centro di Roma. Lavoro dieci ore al giorno, pago le tasse, vivo in un appartamento vicino a S. Pietro, con mia moglie, il nostro bambino e mio suocero. Mi ritengo fortunato perché in un certo senso sono uno che ce l’ha fatta. Quando le persone mi incontrano per la prima volta non immaginano che io sia un Rom. Capita pure che qualcuno inizia a parlare male degli zingari, ma io non mi nascondo e sono contento di dire che sono un Rom e di spiegare che ho lottato molto, non per diventare un gaggio perché una vita onesta e dignitosa non è un desiderio solo dei gaggè, ma anche di tantissimi Rom. La gente quando mi sente parlare così rimane imbarazzata, ma poi fa domande, vedo che capisce e che cambia idea. Credo sia molto importante pensare ai giovani Rom, aiutarli a studiare. Devono esserci giovani Rom laureati che possano stare con gli altri giovani alla pari, senza vergognarsi. E poi il lavoro, quando hai un lavoro onesto sei un signore. Prima di concludere vorrei dire alcune cosa sul mio rapporto con la Chiesa. Il mio primo libro che ho letto è stata la Bibbia illustrata per bambini che mi hanno regalato i miei amici della Comunità di Sant’Egidio. L’ho letta tutta. non capivo tutto , ma mi piaceva molto leggere e ascoltare. Poi ho cominciato ad andare a messa, ci vado regolarmente, mi piace andare in chiesa perché davanti a Dio tutti gli uomini sono uguali.
Penso che dovremmo trovare un modo di parlare di Gesù e dei sacramenti ai bambini Rom. io cerco di vivere l’amore di Gesù provando ad essere generoso con le persone meno fortunate di me. Questo l’ho imparato fin da bambino con la comunità di Sant’Egidio: tutti possono fare qualche cosa per gli altri. Credo bisogna puntare sui giovani, sulle nuove generazioni. non solo sui giovani Rom, ma su tutti i giovani, ci si deve conoscere, il cambiamento nasce dal confronto, dalla conoscenza altrimenti prevarranno solo i giovani che vorranno essere come i gaggi, tutti dobbiamo cambiare, essere migliori, Rom e gaggè. E’ quello che ci dice Gesù quando ci chiama a convertirci. Si può essere giovani Rom che non rinnegano la loro appartenenza, ma che vivono l’integrazione e l’amicizia con tutti. Ce l’ho ha dimostrato il Papa Benedetto l’anno scorso invitando tutti i Rom d’Europa a S. Pietro … e li non potevo mancare !”
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