FATTI

20 anni dal genocidio in Rwanda

Ricorre in questi giorni di inizio aprile il ventesimo anniversario del genocidio in Rwanda. 
Effetto lontano delle politiche coloniali belghe – con il loro considerare quelle che erano state solo classi sociali e produttive alla stregua di categorie razziali – e frutto più diretto e immediato di un’insensata e insistita campagna di disprezzo e di odio portata avanti nel paese da politici, giornalisti e militanti locali razzisti, l’uccisione di un milione di tutsi – e di hutu moderati, o semplicemente umani – prende il via la sera stessa (6 aprile 1994) dell’attentato in cui perde la vita il presidente Habyarimana – sia pur ob torto collo alla ricerca di una soluzione di compromesso con la guerriglia del Rwandan Patriotic Front, a leadership tutsi, operante nel nord del paese -. 
Prendendo a pretesto quella morte – che in realtà li sbarazzava di una mediazione che avevano avversato con tutte le loro forze – gli estremisti presenti al governo e nell’esercito, le milizie degli Interahamwe (‘Coloro che combattono/attaccano insieme’) e, in maniera più o meno convinta ed entusiasta, una buona fetta della maggioranza hutu della popolazione, varcano il Rubicone della guerra civile e della pulizia etnica e mettono in atto quanto probabilmente già da tempo pianificato, ovvero lo sterminio – e, en passant, la tortura e lo stupro – degli Inyenzi – degli ‘Scarafaggi’, questo il dispregiativo soprannome dei tutsi, in kinyarwanda -. 
Un’operazione metodica e capillare, che riguarda tutti, uomini e donne, anziani e bambini, e che viene portata pressoché a termine nel giro di qualche settimana (Per dare un’idea di quello che avvenne basti pensare che ogni giorno vennero uccise 8-9000 persone, più di 300 l’ora, a un ritmo superiore a quello dell’Olocausto nazista). I massacri cessano solo nel luglio, con la presa di Kigali da parte dell’RPF di Paul Kagame e col contestuale, biblico esodo di milioni di hutu oltre la frontiera occidentale del Rwanda, nell’allora Zaire. 
Ci si permette, per ricordare, per sapere di più, di invitare alla visita del ben fatto sito – www.kigaligenocidememorial.org – del Kigali Memorial Centre, il Museo dell’Olocausto situato nel cuore della capitale rwandese.

Francesco De Palma
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