FATTI

Alle Nazioni Unite crescono i no alla pena di morte

 Un nuovo passo in avanti nel cammino verso l’abolizione della pena di morte.
Giovedì 18 dicembre l’Assemblea generale delle Nazioni Unite si è espressa sulla
Risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali, registrando un
nuovo passo avanti. Sono 117 paesi favorevoli alla moratoria dell’Onu, i no
sono 38 e 34 le astensioni. 

Si tratta di una risoluzione che pur non avendo valore vincolante ha un
forte peso morale. Viene votata ogni due anni dal’Assemblea generale e nel
tempo l’adesione è cresciuta: i sì furono 104 la prima volta, saliti a 111
nel 2012 e ora a 117. Andamento opposto per i voti contrari, drasticamente
calati nel tempo: da 52 a
38, meno 30 per cento. Se si pensa che nel 1970 la pena di morte era in vigore in 138 paesi del mondo, va constatato un vero terremoto fra quanti credevano in questo strumento.

“E stato un bel balzo in avanti: il più grande da quando la risoluzione
sulla moratoria della pena di morte e’ stata messa ai voti”, ha commentato
a New York l’esito del voto Mario Marazziti, presidente del Comitato Diritti
Umani della Camera e storico esponente dell’associazionismo contro la pena di
morte
. Secondo Marazziti “in un momento di guerre e terrorismo organizzato
con punte mai raggiunte, dagli orrori dell’Isis al massacro dei bambini in
Pakistan e’ stato riaffermato il principio che la pena di morte appartiene al
passato”.

Il merito di questo risultato è in buona parte dell’Unione europea e in
particolare dell’Italia. Il nostro Paese è schierato da molti anni a favore
della moratoria, grazie allo storico impegno di associazioni e ONG come la
Comunita’ di Sant’Egidio, Nessuno Tocchi Caino e Amnesty International, sostenute
dal governo italiano.

Oggi i numeri esprimono un messaggio molto chiaro: nelle Nazioni Unite e nel mondo cresce il consenso perché la pena di morte non venga più utilizzata.Se i no continueranno a crescere, si
può sperare che di questo crudele strumento rimarrà fra qualche anno solo
il ricordo
.

Filippo Sbrana

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