FATTI

Così, infine, Francesco farà visita a Valdo

La storia dell’ultimo secolo è piena di inediti più o meno eclatanti: compreso quello di domani.
Papa Francesco visiterà il tempio valdese di Torino e renderà omaggio – nel segno dell’amicizia – al piccolo popolo italiano figlio della Riforma e prima ancora dell’utopia medievale di Pietro Valdo.
Nel novero delle relazioni rinnovate della chiesa di Roma – dopo il concilio Vaticano II – con le religioni ed il mondo cristiano nel suo complesso, la visita papale di domani non sarà forse ritenuta quella più significativa: pensiamo solo a quelle alla sinagoga di Roma o alla grande moschea di Damasco, alla visita di Ratzinger ai luterani di Roma o all’incontro recente di Bergoglio coi pentecostali del pastore Traettino.

Il tempio valdese di Torino

Eppure, come talvolta accade nelle relazioni personali e familiari, sono i “passi” più brevi – specie se tra prossimi – quelli che costano più impegno e presentano le maggiori asperità: così è, ad esempio, per il difficile – eppure atteso – incontro tra Roma e Mosca.
Il papa dalle origini piemontesi, che cita in dialetto il poeta Nino Costa, visiterà a Torino il primo tempio che i valdesi poterono costruire al di fuori del “ghetto” delle Valli valdesi, cinque anni dopo l’emancipazione concessa loro da re Carlo Alberto nel 1848. «Un tempio – ha detto Bernardini – che si lascia alle spalle l’epoca delle persecuzioni e che simboleggia un cammino di libertà e di testimonianza evangelica che continua ancora oggi». Il moderatore (così viene definito il responsabile della chiesa valdo-metodista), intervenendo su La Stampa di oggi, ha usato – con pudore – l’aggettivo “storico” per definire quanto accadrà domani. Di Bergoglio ha detto:

«lo accoglieremo come un fratello in fede, con la sobrietà che ci contraddistingue ma anche con il calore di chi apprezza le parole e i gesti di un Papa che ha detto e fatto cose importanti nel rapporto con le altre religioni, che mostra di saper ascoltare anche gli ultimi, che ci ha appena consegnato un testo di grande intensità sull’etica verso il creato e le risorse che esso contiene. Gli diremo ciò che già ci unisce e gli ricorderemo quello che ancora ci divide. Ma intanto, insieme, avremo fatto un passo in avanti sulla strada dell’ecumenismo».

Si coglie, al di là delle riaffermazioni necessarie dell’identità, una certa trepidazione in casa valdese, non abituata a fare sconti al cattolicesimo romano ma indubbiamente “sedotta” dalla tempra e dalla novità evangelica di papa Francesco. C’è poi – tra quanti nelle chiese sono sensibili al cammino dell’ecumenismo – una certa attesa per quanto sarà detto e celebrato domattina nella prima capitale dell’Italia unita. Ma l’incontro è indubbiamente già di per sé la notizia, come in tanti hanno colto nei commenti dedicati all’evento.
Bergoglio ha già incontrato il moderatore valdese, in occasione del meeting delle religioni per la pace promosso dalla Comunità di sant’Egidio nel settembre 2013. In quell’occasione, i partecipanti all’incontro internazionale furono ricevuti in Vaticano e Bernardini ebbe modo di scambiare un saluto col pontefice, che stupì il moderatore valdese raccontandogli della sua amicizia personale – a Buenos Aires – col pastore e professore di teologia Norberto Bertòn, anziano e non più autosufficiente, accolto da Bergoglio in una casa della diocesi. La piccola comunità intitolata a Valdo, del resto, abita esclusivamente l’Italia, l’Uruguay e l’Argentina, dove sono ancora presenti i discendenti delle comunità degli emigrati italiani.

Bernardini, Andrea Riccardi e Bergoglio, settembre 2013


Ancora, lo scorso anno, in occasione del sinodo che raccoglie a fine estate la chiesa valdese, papa Francesco inviò un messaggio di saluto e di augurio.
Infine, l’invito valdese e la visita di domattina.
Forse non tanti sanno che don Bosco – il grande santo cui pure il papa ha reso omaggio stamane – fu un acerrimo e combattivo avversario della presenza valdese nel Piemonte del suo tempo. Vi sono documenti numerosi – alcuni raccolti inopinatamente alcuni anni or sono dal grande musicologo piemontese Michele Straniero – che testimoniano il clima ostile di quegli anni, assai diverso da quello presente.
Sono davvero contento di poter assistere – domani – ad una delle infinite possibilità con cui la fraternità cristiana può contribuire a “sovvertire” il mondo.


Paolo Sassi

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