FATTI

Corridoi umanitari – risposta civile e non violenta all’inaccoglienza

Fiumicino – Questa mattina
72 profughi siriani provenienti dal Libano, fra cui tanti bambini, sono sbarcati in tutta sicurezza
all’aeroporto internazionale Leonardo Da Vinci, grazie al programma dei “corridoi
umanitari
” promossi dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla Federazione delle
Chiese Evangeliche in Italia e dalla Tavola Valdese.

Ad accogliere questo
primo gruppo di profughi (domani 25 ottobre ne sbarcheranno altri 58 per un
totale di 130 persone) erano presenti, oltre ai responsabili della Comunità di
Sant’Egidio e al loro fondatore Prof. Andrea Riccardi, anche il ministro degli
Esteri Paolo Gentiloni, il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico, il pastore
Luca Maria Negro, il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in
Italia e Susanna Pietra, direttore dell’Ufficio Otto per mille della Chiesa
valdese.

Al loro arrivo all’aeroporto
vi è stata una calorosissima accoglienza seguita da una conferenza stampa dove
sono intervenuti, fra l’altro, il prof. Andrea Riccardi, che ha definito i
corridoi umanitari “una protesta
civile e non violenta contro l’inaccoglienza e l’indifferenza
” e il ministro
degli Esteri Paolo Gentiloni, che ha espresso la speranza che il modello
italiano dei “corridoi umanitari” venga presto adottato da tutta l’Europa.

Queste immagini ci
mostrano plasticamente come ci “sia anche un modo alternativo di fuggire dalla
guerra, ma soprattutto un modo diverso di essere europei, infatti nel giorno in
cui si sgombera Calais, noi accogliamo chi scappa dalla guerra” come ha sottolineato Andrea
Riccardi.

Con l’arrivo di questi
130 profughi i “corridoi umanitari” sono arrivati a salvare quasi 400 persone
che sono state sottratte ai “viaggi della
speranza
” e ai “trafficanti di uomini”.
Un programma però che non si è limitato solo a un “viaggio sicuro” verso la
salvezza, ma che ha compreso un vero e proprio iter d’integrazione sociale e
lavorativo a 360 gradi. Un programma che ha visto aderire con entusiasmo quasi
tutte le regioni italiane che hanno ospitato e integrato i profughi fin qui
arrivati e che dimostrando di fatto, come la solidarietà e l’accoglienza siano
un valore ancora grande in tutto il Bel Paese.

Tante storie di bambini
e adulti che in Italia hanno ricominciato a vivere dopo anni di guerra, come Aboudi,
di 10 anni, che ha lasciato dietro di sé le macerie di Homs. Oppure come i
genitori della piccola Falak, di 7 anni, che una volta arrivati a Roma, grazie
ai corridoi umanitari, l’hanno potuta far operare a un occhio, salvandola dalla
cecità e iniziando poi una terapie all’ospedale pediatrico Bambino Gesù.

Una goccia, nel mare
della disperazione della guerra, che sta diventando sempre più grande e che sta
offrendo a tutti i paese europei un’alternativa concreta alla logica dei muri.

Diego Romeo

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