“Se le parole sono perle…”. La morte di Daphne Caruana Galizia.

Aveva intrapreso una sua battaglia personale per fare luce e denunciare pubblicamente gli alti livelli di corruzione della società maltese, pestando i piedi a politici e affaristi, in quest’isola del Mediterraneo dove, come riporta il Corriere della Sera del 17 ottobre 2017, hanno sede oltre alle circa settantamila società “off-shore”, anche i più grandi gruppi mondiali del gioco d’azzardo. Dove vivono boss della ‘Ndrangheta, ex-potenti della Libia di Gheddafi, favoriti da tasse vantaggiose, finte residenze, facili riciclaggi e segreti bancari ben custoditi.
Per questa sua lotta contro la corruzione e il malaffare, in cui erano implicati vari esponenti della politica maltese, da anni riceveva minacce e intimidazioni di ogni tipo, come quando trovò scritta sul muro di casa: “se le parole sono perle, il silenzio vale di più”.
Lei non si era lasciata impaurire ed aveva continuato la sua battaglia.
Ieri pomeriggio è saltata in aria con la sua auto, tramite un ordigno azionato da un telecomando. Pochi minuti prima aveva postato un articolo sul suo blog, in cui con il linguaggio ruvido e diretto che la contraddistingueva, accusava alcuni politici vicini al Primo Ministro di traffici illeciti. L’articolo si concludeva con queste parole: “La situazione è disperata, ovunque io guardi, vedo solo corruzione”.
Francesco Casarelli
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