FATTI

Senza dimora, senza attenzione …

Le elezioni politiche sono al centro dell’attualità e della cronaca giornalistica e, come spesso accade, tutto il resto finisce in secondo piano; le altre notizie divengono come un soffuso rumore di sottofondo, ineliminabile, ma soltanto di sottofondo.
Così, accade per le tragiche vicende delle migliaia di persone che in Italia si trovano a vivere senza avere un tetto stabile sulla testa. 

Mi riferisco alle tante vittime del freddo che ogni anno la stampa, almeno in parte, ricorda, talvolta riportando storie e particolari delle vittime, uomini e donne talvolta noti solo dalle associazioni di volontariato, altre volte, ricordati solo per dovere di cronaca…
Non esistono solo i senza fissa dimora “nostrani”, cioè italiani; ci sono stranieri, spesso profughi in fuga da guerre, persecuzioni, miseria, oppure italiani che a causa della malattia hanno perso lavoro, casa e … tutta la loro vita. Ma, da alcuni anni, in strada finiscono, oltre ai tanti papà separati che per pagare gli alimenti a moglie e figli non riescono più a condurre un’esistenza decorosa, ci sono anche tanti anziani, spesso vedovi, senza figli, o con figli lontani che, tante volte, per vergogna o per incapacità non vogliono oppure non riescono a chiedere aiuto.
Una volta li si definiva “barboni”, a causa della barba che cresceva non avendo il bagno di una casa per radersi, così si lasciava crescere la barba, oltre ad assumere un aspetto sempre più trasandato; oggi si utilizza anche un termine francese – clochard – espressione che significa “senza casa” o “senza fissa dimora”.
Tante espressioni per indicare una persona spesso priva del necessario per vivere e per sopravvivere, specialmente in giornate di “buriana”, cioè nei giorni in cui soffia quel forte vento gelido, tipico della regione degli Urali e che nei giorni scorsi ha sferzato anche il nostro paese.
Nel corso dell’inverno che si sta chiudendo ci sono state tante vittime per il freddo tra i senzacasa, questo nonostante che giù ad agosto scorso si era previsto un freddo molto intenso per l’inverno che ora si sta chiudendo. Infatti, il quotidiano Affari Italiani, nell’agosto 2017, aveva pubblicato un servizio in cui gli esperti prevedevano che una massa d’aria fredda – da dicembre – sarebbe piombata sul nord-est del Continente, e avrebbe sfondato verso sud, fino a colpire il Mediterraneo, con tutta una serie di conseguenze anche depressionarie e nevose rilevanti, persino sulle coste del Tirreno.
Insomma, s’era già previsto per gennaio non solo un maltempo esteso, ma anche temperature largamente inferiori alla norma, fino a 6 gradi sotto media a 1500m. al settentrione, tra i 4 e i 2°C inferiori per il resto del Paese.
Ad agosto 2017 si sapeva che a gennaio avremmo subito in Italia ripetute colate di gelo sull’Italia. Purtroppo, però, non sono state prese adeguate o sufficienti contromisure per difendere i tanti senza fissa dimora nel nostro paese. 
Così, nel mese di gennaio si debbono registrare ben dieci decessi a casa del freddo intenso. Molte sono le città che hanno avuto loro vittime: Firenze, Milano, Monza, ma perfino nelle mediterranee città di Aversa e di Messina si sono avute vittime.
Colpito dalle numerose morti di persone senza riparo, a Roma e altrove, Papa Francesco ha ordinato di lasciare aperti i dormitori romani 24 ore su 24 e, all’occorrenza, ha fornito sacchi a pelo resistenti fino a -20 gradi per chi non volesse muoversi, dal proprio luogo per andare nei dormitori, inoltre ha messo a disposizione anche le auto dell’Elemosineria in modo da permettere un minimo di protezione a chi non accettasse di rifugiarsi in luoghi già molto frequentati.
Eppure i senzatetto in Italia non sono una cifra enorme: a Roma sarebbero tra i sette e gli ottomila, a Milano duemila e settecento. 
Come si diceva all’inizio, si tratta di persone molto diverse, come diverso è anche l’atteggiamento di fronte ad una offerta di aiuto: c’è chi accetta ringraziando, c’è chi accetta dopo una lunga contrattazione, c’è chi non vuole abbandonare un posto a lungo desiderato e alla fine ottenuto ma che non vuole lasciare per solo pochi giorni di ricovero, per poi ritrovarsi in strada di nuovo in ricerca di un ordinario ricovero notturno; c’è chi accetta coperte, piumoni e sacchi a pelo e ringrazia, chi accoglie consigli, ma anche chi rifiuta stanze offerte da albergatori di buona volontà, per il motivo detto prima o per anche per altre situazioni contingenti, che portano a dover scegliere per un eventuale male minore.
Le persone che vivono in strada rappresentano un universo che è difficile comprendere in breve, o a ridurlo in poche battute o cercando di semplificare la situazione con una o due soluzioni, ma invece richiede conoscenza e la costruzione di un rapporto personale, mediante un ascolto e un aiuto fedeli anche se nel piccolo, in modo da costruire insieme una soluzione accettabile.
In modo molto puntuale, il Presidente della Croce Rossa, chiamato in causa per offrire un suo parere – circa una settimana fa – ha detto a riguardo:
“Bisognerebbe rafforzare l’assistenza psichiatrica per lavorare in strada con i clochard e aumentare le politiche di inclusione. Anche i sindaci dovrebbero prevedere più alternative per chi non ha casa”.
Ben detto. Speriamo che qualche sindaco ascolti il Presidente della Croce Rossa e si adoperi per attivare qualche soluzione, nel frattempo speriamo che Burian non mieta altre vittime.

Germano Baldazzi

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