Un gigante, Giovanni Paolo II
Giovanni Paolo II imparò da giovane a chiedere.
Si, chiedere: cercava continuamente spiegazioni. Chiese a Dio perché fosse nato e cresciuto in paese del nord del mondo, ricco e benestante; si chiese perché la sua terra bella e ricca però fosse così tanto insanguinata da guerre e da stragi. Si chiese il perché della divisione tra gli uomini, perché molti suoi amici morirono durante la guerra e lui, invece, si fosse salvato.
Era un grande uomo di preghiera, che domandò, lavorò, incontrò, parlò. Ebbe una grande curiosità che gli permise di appassionarsi per ogni cosa, per le storie e le persone. Amò ascoltare i racconti della gente dei tantissimi paesi che vistò, nelle sue centinaia di viaggi. Ebbe sempre almeno una parola per ciascuno.
Karol Wojtyla era nato il 18 maggio 1920 a Wadowice, in Polonia. Visse pienamente nella storia del XX secolo: nacque in una terra colma delle macerie provocate dalla Grande Guerra e crebbe in anni di risorgente divisione e di rancori tra le nazioni, fino all’esplosione della Seconda Guerra Mondiale. Visse e assistette alla presa del potere dei totalitarismi europei, prima quello nazista e poi quello comunista.
Fu talmente radicato nella preghiera che, prima di prendere decisioni o di fare incontri importanti nelle sue giornate, non tralasciò mai di ritirarsi almeno pochi minuti in preghiera prima di ogni evento. Un uomo di grandi pensieri, azioni, incontri, sorrisi, parole, ma, soprattutto un grandissimo uomo di preghiera. Un “mistico”, come anche lo definì Andrea Riccardi, autore dell’accuratissima biografia di Giovanni Paolo II che conobbe ed incontrò numerose volte.
Papa Wojtyla fu un uomo curioso, con il gusto dell’incontro. Parlò con tutti, convinto che da ciascuno ci fosse qualcosa da imparare, o da sapere. Ebbe un interesse universale: la sua curiosità non si fermò nel “recinto” cattolico o cristiano, ma gli interessarono tutti, nella complessità del loro mondo.
Giovanni Paolo II fu anche il papa delle “prime volte”: fu il primo papa in visita alla sinagoga di Roma. Il 13 aprile 1986 venne accolto con gioia dal Rabbino capo Elio Toaff. Giovanni Paolo II rese omaggio con la sua visita anche alle vittime dell’atroce sterminio nazista verso gli ebrei, e fu decisivo nella stabilizzazione delle relazioni con gli ebrei, ricordando, peraltro che “siete i nostri fratelli prediletti e, in un certo modo, si potrebbe dire i nostri fratelli maggiori”, come ebbe modo di dire nel corso dell’incontro.
Fu anche il primo ad entrare in una moschea, era il maggio del 2001, a Damasco nel corso di una visita in Siria. Con quella visita, Giovanni Paolo II volle portare un messaggio di pace e di fiducia reciproca. “La pace sia con voi”, esordì Wojtyla, parlando in arabo. E poi proseguì: “Su questa terra santa, cristiani, musulmani ed ebrei sono chiamati a lavorare insieme con fiducia e audacia, e a far sì che arrivi presto il giorno in cui ogni popolo vedrà rispettati i suoi diritti legittimi e potrà vivere nella pace e nell’intesa reciproca”.
Molto importante fu l’incontro di Preghiera per la Pace, il 27 ottobre 1986, da lui fortemente voluto in un tempo in cui pesava sempre di più la minaccia di un conflitto nucleare. Il mondo era diviso in due blocchi e il rischio che una scintilla potesse nuovamente incendiare il mondo era prossimo. Così Giovanni Paolo II convocò tutti i responsabili, i capi spirituali delle grandi religioni del mondo sul colle del santo poverello di Assisi, proprio per chiedere a Dio la pace. L’invito a tutte le religioni fu di convenire a pregare, ognuno nella sua forma e tradizione, ma contemporaneamente e nello stesso luogo, nella piazza della basilica inferiore di Assisi. Fu un evento unico nel suo genere.
Un papa che cambiò le sorti della storia, cambiò la vita dei popoli, che lavorò a mani nude per la pace con la forza della preghiera, credendo nella forza dell’incontro e della parola, ecco Wojtyla. Giovanni Paolo II fu beatificato dal suo successore Papa Benedetto XVI dopo solo sei anni dalla sua morte, il 1° maggio 2011 e successivamente canonizzato da Papa Francesco, il 27 aprile 2014.
Germano Baldazzi
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