We can’t breathe
C’è un tragico parallelismo tra quanto accaduto a George Floyd, l’uomo di colore ucciso lunedì da un poliziotto a Minneapolis, soffocato con un ginocchio, e la vicenda delle tante vittime del nuovo coronavirus decedute in questi mesi.
“I can’t breathe”, “Non riesco a respirare”, hanno detto o pensato tutti loro. Tutti hanno avuto fame d’aria, tutti hanno sperato in un’aria nuova.
L’assurda, sconvolgente morte di George Floyd – che ha aggiunto il suo nome alla lunghissima lista degli afroamericani uccisi dalle forze dell’ordine negli Stati Uniti (l’arresto violento da parte di un agente di polizia rappresenta in quel paese la sesta causa di morte per gli uomini di età compresa tra i 25 e i 29 anni: 1,8 decessi per 100.000 persone!) -, quella morte ci dice che il Covid-19 non è l’unico virus a mietere vittime.
Il virus del razzismo continua ad imperversare, e finché non troverà politici e cittadini più coraggiosi nel decretare il lockdown di ogni posizione suprematista, identitaria, “primanoista”, e così via, sarà ancora qui a mietere vittime, a inquinare i cuori e le menti, a precluderci l’aria buona di cui tutti abbiamo bisogno.
Francesco De Palma
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