FATTI

Millennials iperconnessi, digitali, ma c’è dell’altro…

L’evoluzione tecnologica sta facendo passi incredibili e, le nuove generazioni, la fanno propria entrando appieno e facendola propria nel quotidiano. E’ stato così per i nati dal 1965 al 1980, figli della generazione del “baby boomer”, che ha beneficiato del benessere economico: loro sono stati identificati per convenzione come la “Generazione X”. Con il tempo, facendo proprie le prime tecnologie digitali, la generazione successiva, non ha più bisogno di un “grande”, un adulto che spieghi loro come far funzionare un dispositivo o una app, ma anche informazioni, le più disparate. Anzi, talvolta sono loro ad istruire “i grandi”, genitori, insegnanti…
Loro, in un linguaggio più sociologico sono comunemente definiti “Generazione Y”.
Tra coloro che sono nati dopo l’anno 2002, vi sono giovani sempre più digitalizzati: loro sono definiti “Linkster”. Espressione per definire un vero e proprio nativo digitale, un bambino che nasce e cresce circondato da smartphone e similari, in ogni momento della giornata. 

La “Linkster Generation” cresce in una casa in cui si utilizza esclusivamente la telefonia cellulare, in casa infatti non è più prevista la linea telefonica fissa. La “Linkster Generation” non avrà un libro di testo cartaceo, ma leggerà da un tablet; scriverà da uno schermo di un altro dispositivo e farà a meno di imparare a scrivere in corsivo.
Inoltre, i giovani, non solo non utilizzeranno più moneta contante, ma neanche firmeranno assegni, o effettueranno un bonifico dallo sportello di una banca. Sono coloro che oggi guardano i film da Netflix, piuttosto che uscire per andare al cinema; preferiscono scrivere un messaggino, piuttosto che fare una telefonata, ma anche passare il tempo con una app dello smartphone, piuttosto che incontrare, socializzare o parlare con qualcuno in un bar.
La condizione della generazione, descritta solo da questa ottica, potrebbe essere allarmante. Ma, i rapporti umani, per i Millenials (cioè tutti i nati dopo il Duemila) sono molto importanti, e ci sono degli impegni che i giovani, cercano e provano a riprendere
Una recente indagine dell’Istituto Toniolo emerge che i cosiddetti Millenials tengono il volontariato in grande considerazione. Infatti, la percentuale dei giovani che fa esperienza di volontariato, in pochi anni, è quasi raddoppiata, fino a toccare il 34,6%, anche se diminuiscono coloro che svolgono un’attività in maniera costante nel tempo: il 10,2% nel 2017.
Le esperienze di volontariato sono quindi più diffuse e, oggi, tra i giovani se ne parla: non è raro ascoltare, a scuola, o a casa, un ragazzo che racconti di aver aiutato dei bambini a fare i compiti, o riferisca la conversazione avuta visitando un anziano ricoverato. Ma, si diceva pure che, al contempo, le esperienze di volontariato non sono un impegno fisso, una presa in carico di una situazione: sono discontinue, occasionali, quasi una tantum. C’è una “mobilità” dei giovani, cioè, per dirla con il pensiero del sociologo polacco Z. Bauman, c’è una “liquidità”, una fluidità che incide negativamente, sulla scelta di impegnarsi stabilmente in una situazione.
I dati raccolti dal “Rapporto giovani” realizzato dall’Istituto Toniolo, spiega che i giovani si impegnano nel volontariato, ma non lo cercano come accade per un “impiego fisso”, quanto come un’attività in continua evoluzione, in ricerca di esperienze che possano essere ancora più gratificanti, magari impegnative e, quindi, anche più significative a livello personale.
L’analisi si chiude affermando che, seppure vi sia una discontinuità nell’impegno, vi è ugualmente una indicazione importante da non sottovalutare: deve comunque esserci un’accoglienza favorevole di enti, associazioni e parrocchie per far spazio a questa crescente disponibilità dei giovani al volontariato, all’aiuto, perché sono forze fresche, spesso anche sensibili, in una realtà che, inevitabilmente, invecchia e necessita di nuove forze.
Il secondo aspetto, non meno rilevante, è che accogliere e valorizzare chi vuole aiutare gratuitamente, gratifica e sostiene nella scelta di impegnarsi per qualcuno oltre sé stessi: un giorno, questo impegno di oggi potrebbe dare frutti inattesi, o di sensibilità o di intervento, in caso di un incontro con alcune situazioni di fragilità, nella vita quotidiana.
Intanto si semina, poi si vedrà…

Germano Baldazzi

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