Roma, la biglietteria e una poesia in regalo
Un flash di umanità nella corsa della quotidianità metropolitana. Devo prendere un treno tra meno di 40 minuti alla Stazione Termini e sono appena arrivata nella fermata San Paolo. Ce la farò? Di corsa, davanti alla macchinetta automatica che sforna biglietti con la lentezza di un pachiderma, cercando affannosamente la bocchetta dove mettere gli euro, un signore alle mie spalle mi chiede se posso regalargli un biglietto. “Va bene” e schiaccio tre volte invece di due la pulsantiera della macchinetta. Mentre aspetto la stampa, mi volto a guardare il signore. Ha uno strano cappello stile cowboy, una barba incolta ed estrae dallo zaino un foglio fotocopiato. “La ringrazio” mi dice “posso regalarle le mie poesie per sdebitarmi?”. Il biglietto è pronto. “Sì grazie, scusi ma devo scappare perché perdo il treno, però leggerò subito le sue poesie”.
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